«Una nuova Europa per competere, più coraggio in Italia per gli investimenti»

Paese, il nostro, che per mantenere e rilanciare la propria competitività necessita di costi diversi dell’energia, con il nucleare a rappresentare una strada obbligata per garantire da un lato la più alta produzione a fronte della minore emssione di CO2, scelta che in parallelo riduce l’esposizione ai rischi geopolitici. «Il nucleare è una fonte imprescindibile insieme al gas e all’idrogeno per assicurare una strategia di transizione energetica. E gli studi ci dicono che 20 impianti small modular. reactor creerebbero oltre 50 miliardi di Pil aggiuntivo attivando 117mila occupati dal 2030 al 2050». Infrastrutture cruciali anche per intercettare un altro trend critico dello sviluppo, quello dei data center, dove si certifica un grande ritardo verso gli Usa: i tre principali operatori cloud statunitensi hanno il 65% del mercato globale, il maggiore sul continente detiene il 2% di questo limitato ambito. Anche qui, dunque l’eccesso di burocrazia per la concessione di permessi e autorizzazioni energetiche diventa un costo insopportabile per lo sviluppo tecnologico.

Transizione 5.0, tardi e male

Se gli investimenti sono determinanti in questa fase, occorre mettere mano al più presto allo shema Transizione 5.0, «misura arrivata troppo in ritardo e che non sta decollando» per effetto di «tempistiche stringenti, complessità procedurali, incertezze tecniche». La richiesta è quella di replicare ciò che ha funzionato, il modello vincente di Industria 4.0, andando a creare «subito una task force per gestire con flessibilità le domande di chiarimento e attivando al più presto interventi di semplificazione».

Al Governo, oltre al taglio della pressione fiscale, si chiede di scaricare a terra in fretta il Pnrr «perché diventi Pil, e di emanare il cosiddetto decreto Salva Milano, «risolvendo l’interpretazione sulle norme edilizie che stanno bloccando la città».

In Lombardia 481 miliardi di Pil, davanti all’Austria.

Proposte e idee, quelle di Spada, che arrivano da un’area “pesante” in termini economici, con la sola Lombardia a classificarsi in termini di Pil al 10° posto tra i paesi Ue, territorio in gradi di crescere dal 2019 (+6,7%) oltre la media nazionale ma anche oltre Spagna, Francia e Germania. Capace di esportare oltre 160 miliardi, più di paesi come Ungheria, Danimarca o Portogallo, com l’area rappresentata da Assolombarda (oltre a Milano anche Monza-Brianza, Lodi e Pavia) a valere oltre la metà di questo valore.

«Siamo convinti – spiega Spada – che dentro questi dati ci sia un nostro modello industriale fondato su qualità, innovazione e diversificazione dei prodotti. E la nostra impresa è il motore che aggancia l’Italia al cuore dell’Europa».

Fonte: Il Sole 24 Ore