Freno da investimenti e industria, Csc rivede la crescita: +0,8% nel 2024

Anzitutto la ripresa del commercio internazionale, a partire dal prossimo anno. E poi l’allentamento della politica monetaria, il rientro dell’inflazione e l’implementazione del Pnrr. Anche assumendo per quest’ultimo una messa a terra parziale (un totale di 60 miliardi tra 2024-2025 su oltre 100 programmati), il piano darà comunque un contributo importante all’economia.

Rivista al ribasso la crescita italiana

La sintesi, per l’Italia, è però la limatura della crescita: +0,8 quest’anno, +0,9% il prossimo, in entrambi i casi riducendo le stime precedenti di Viale dell’Astronomia. Un ritmo più alto tuttavia – si rimarca nel rapporto – rispetto alla media nazionale nei decenni pre-pandemia. Crescita limitata che trae alimento in particolare dai servizi, macro-area che dovrebbe rafforzarsi nella parte finale dell’anno per effetto di una moderata inflazione e del miglioramento delle condizioni di accesso al credito al consumo. Scenario misto invece per le costruzioni, con la parte residenziale frenata dallo stop al Superbonus, a fronte di una sezione infrastrutturale rilanciata dal Pnrr: somma algebrica che produrrà comunque alla fine un segno meno.

Altro freno alla crescita arriva dall’industria, che anche nel terzo trimestre resta negativa in termini di produzione, con un calo di mezzo punto come eredità acquisita ad agosto. Guardando alle componenti della domanda la svolta in peggio più evidente riguarda gli investimenti, la cui crescita è quasi azzerata (+0,5%), dopo la corsa del triennio precedente. Allo stop delle costruzioni si aggiunge in questo caso anche il contributo negativo di impianti e macchinari, dove a pesare, oltre al livello dei tassi, è stata anche la lunga attesa della finalizzazione delle misure di Transizione 5.0. L’effetto netto, tenendo conto di tutte le variabili, è comunque negativo: dopo lo scarto di oltre otto punti del 2023, per l’anno in corso gli investimenti fissi sono visti crescere solo di mezzo punto, per poi ridursi dell’1,3% il prossimo anno. In particolare, il calo del 15% nelle abitazioni riporterà i valori sui livelli del 2008.

Le famiglie

Dal lato dei consumi si sottolinea la ripresa del reddito disponibile per effetto dell’espansione occupazionale, anche se l’effetto sulla spesa stenta a concretizzarsi (+0,2% a trimestre), per effetto della scelta delle famiglie di provare a ricostituire le proprie scorte finanziarie dopo anni complessi, arrivando ad aumentare la propria propensione al risparmio oltre il 10%, due punti abbondanti oltre la media pre-Covid. A fronte di un’inflazione moderata, la più bassa tra le economie europee, molto al di sotto del target della Bce, si segnala inoltre dal lato dei tassi reali un effetto restrittivo ancora più evidente nel nostro Paese.

In termini di occupazione la previsione è quella di una prosecuzione del trend, con un numero di addetti che continuerà a crescere in parallelo a quanto realizzato in termini di Pil. Mentre grazie al combinato disposto di reientro inflattivo e creswcite nominali, i salari reali sono visti avanzare di oltre quattro punti nel biennio 24-25, invertendo la rotta dopo il crollo del 6,7% del biennio precedente.

Fonte: Il Sole 24 Ore