Crisi idrica in Sicilia, al via il piano regionale per riavviare i dissalatori

Installare subito quattro o cinque dissalatori mobili nelle aree che saranno indicate dai tecnici della Regione siciliana e avviare nel contempo l’iter per il revamping dei tre dissalatori esistenti che potrà essere completato entro nove mesi. Sono i punti fermi del commissario nazionale per la crisi idrica Nicola Dell’Acqua arrivato ieri pomeriggio a Palermo per incontrare il presidente della Regione siciliana Renato Schifani.

«Ho rappresentato al commissario Dell’Acqua l’importanza di riattivare il prima possibile i tre dissalatori ormai dismessi da oltre dieci anni – dice il governatore siciliano -. Da parte nostra assicuriamo, nello spirito di leale collaborazione istituzionale, la massima disponibilità a offrire l’appoggio logistico e le risorse umane che dovessero essere necessarie. La Regione che ha già avviato gli interventi a breve termine per mitigare gli effetti dell’eccezionale crisi idrica che ha colpito l’Isola, ritiene che i dissalatori siano fondamentali per il prossimo futuro per garantire in modo continuo adeguate forniture idriche».

All’incontro hanno partecipato anche l’assessore regionale all’Energia Roberto Di Mauro, il capo della Protezione civile regionale Salvo Cocina e altri tecnici.

Di fatto è la prima riunione operativa a distanza di un mese e mezzo dal via libera al revamping dei tre dissalatori siciliani (Porto Empedocle, Paceco-Trapani e Gela) per i quali il governo siciliano ha stanziato 90 milioni con l’attribuzione dei pieni poteri a Dell’Acqua.

«Il nostro obiettivo, insieme alla Regione – spiega Dell’Acqua – è intanto di installare quattro o cinque moduli provvisori per dissalare l’acqua e procedere contemporaneamente per rifunzionalizzare i tre dissalatori presenti. La cabina di regia siciliana ha già fatto gli studi preliminari: in 9-10 mesi dobbiamo trovare il modo di arrivare alla conclusione dei lavori. Per quanto riguarda il costo dell’acqua dissalata va detto che i dissalatori hanno una loro utilità di emergenza e non possono essere considerati la normalità. Se prendiamo altre esperienze straniere vediamo che il costo si aggira attorno a 2 euro al metro cubo: ecco perché deve essere utilizzata come acqua di soccorso».

Fonte: Il Sole 24 Ore