Spinta all’acciaio green: firmato un accordo da 1 miliardo per il preridotto di ferro a Taranto

I commissari delle amministrazioni straordinarie di Acciaierie d’Italia e di Ilva e i vertici della società Dri d’Italia (fa capo Invitalia) hanno firmato un accordo per cominciare a mettere a terra il miliardo di euro che il Fondo di sviluppo e coesione (Fsc) assegna alla costruzione dell’impianto del preridotto di ferro nel siderurgico di Taranto. Alimentato prevalentemente a gas, l’impianto, con una capacità di 2,5 milioni di tonnellate annue, alimenterà i due forni elettrici la cui operatività è prevista dal 2027 con una produzione di 4 milioni di tonnellate annue.

Taglio alle emissioni di CO2 e all’uso del carbone

Il fatto che i forni elettrici saranno alimentati dal preridotto di ferro derivato dal minerale, e non dal rottame, che approvvigiona invece l’elettrosiderurgia del Nord Italia, permetterà al sito pugliese di continuare a produrre per le esigenze della manifattura industriale a partire dall’automotive, che ha bisogno di acciaio con stampaggio profondo. Ma soprattutto la tecnica del preridotto ridurrà sia le emissioni di CO2 che l’uso del carbone. Il miliardo per il preridotto a Taranto è stato spostato mesi addietro dal Governo dal Pnrr al Fsc per evitare che la scadenza del 2026 del Piano di ripresa e resilienza pregiudicasse la costruzione dell’impianto. E oltretutto quando il Governo ha cambiato la fonte di finanziamento si era anche in una fase di massima incertezza per Acciaierie d’Italia, che poi a febbraio di quest’anno è stata commissariata dal Governo e messa in amministrazione straordinaria.

Si attende accordo Mase-Dri d’Italia e Consiglio di Stato

Tuttavia l’accordo tra Acciaierie, Ilva – la prima società gestisce gli impianti, la seconda ne è proprietaria – e Dri non permette subito l’impiego del miliardo. L’utilizzo delle risorse verrà infatti disciplinato da una convenzione che Dri d’Italia e il ministero dell’Ambiente, titolare dei fondi, stanno definendo, ma che con ogni probabilità non vedrà la luce prima dell’esito del giudizio davanti al Consiglio di Stato (è fissato per il 21 novembre) chiamato a decidere sulla procedura di gara e sull’applicabilità o meno del Codice degli Appalti. La realizzazione del progetto, infatti, fu assegnata da Dri d’Italia ad agosto 2023 alle società Paul Whurt e Midrex, ma poi ci fu lo stop a seguito di un ricorso. Resta quindi un nodo da sciogliere.

Passo per la decarbonizzazione

In ogni caso, l’accordo tra Acciaierie, Ilva e Dri d’Italia mette le basi per la decarbonizzazione dell’acciaio, una trasformazione produttiva che toccherà al futuro acquirente privato di Acciaierie portare avanti e completare. La gara è infatti aperta e tre, per ora – ma non si escludono altri pretendenti -, sono i gruppi (Vulcan Steel di Jindal, Stelco, passata nel frattempo all’americana Cleveland Cliff, e Baku Steel dall’Azerbajian) che puntano a prendere l’intero gruppo. Da rilevare che la decarbonizzazione è tra le priorità indicate dal bando di vendita e le offerte vincolanti che non la terranno presente (andranno presentate entro fine novembre) saranno escluse dai commissari di Acciaierie.

“I gruppi tecnici di Dri d’Italia spa, Ilva in AS e AdI in AS hanno già portato avanti un intenso lavoro di analisi e di sviluppo – si legge in una nota diffusa dopo la firma -. In particolare, gli studi di fattibilità condotti ipotizzano che lo stabilimento possa assicurare all’impianto la disponibilità delle infrastrutture per stoccaggio e trasporto del minerale di ferro e di fluidi ausiliari. tale scopo, AdI in AS, sulla base degli esiti degli studi e delle valutazioni ingegneristiche condotti da Dri D’Italia, anche con il supporto di soggetti terzi, valuterà la necessità di eventuali interventi di adeguamento delle infrastrutture in gestione, come ad esempio possibili migliorie ai parchi minerari. I costi e le modalità di tali eventuali operazioni di adeguamento saranno oggetto di accordi contrattuali, definiti successivamente. La collaborazione tra le due amministrazioni straordinarie e Dri Italia – si afferma ancora – si propone di portare avanti un progetto innovativo e strategico per il futuro del sito industriale di Taranto con un’attenzione particolare ai temi di sostenibilità ambientale”.

Fonte: Il Sole 24 Ore