L’importanza delle soft skill nell’era dell’Intelligenza Artificiale

Seppur suoni paradossale, al crescere delle tecnologie legate all’Intelligenza Artificiale aumenta la domanda di soft skill da parte delle aziende. Sono numerose le ricerche a evidenziarlo, non ultimo uno studio pubblicato dal World Economic Forum nel “Future of Jobs Report 2023”. Erik Brynjolfsson, professore presso lo Stanford Institute for Human-Centred AI, sottolinea che, sebbene l’Intelligenza Artificiale risulti estremamente performante nello svolgimento di funzioni tecniche e analitiche, è nelle attività che richiedono capacità di comunicare, di guidare un team o di collaborare con altri individui che palesa tutti i propri limiti. L’analisi è rassicurante: sulle competenze relazionali la leadership degli esseri umani continua a mantenere un importante vantaggio competitivo.

In un contesto professionale complesso, incerto, instabile e sempre più liquido, citando il paradigma del noto sociologo Zygmunt Bauman, sono proprio queste competenze trasversali a fare la differenza. Per avere successo in campo commerciale, istituzionale e organizzativo costruire relazioni tra le persone è un imperativo al quale non si può sfuggire. Sebbene sia tendenza comune attribuire il successo di grandi imprese a singoli individui, la realtà è ben diversa: non esiste professionista, per quanto talentuoso o geniale, capace di fronteggiare da solo obiettivi realmente sfidanti. Sociologi e psicologi definiscono questa propensione a sopravvalutare l’impatto di una singola persona (di spicco) “errore fondamentale di attribuzione”. In sostanza sarebbe come conferire il successo di Amazon esclusivamente al suo fondatore, Jeff Bezos, tralasciando il lavoro dei suoi quasi centocinquantamila dipendenti.

Per questo, il tempo risparmiato grazie allo straordinario supporto delle nuove tecnologie va semmai investito nel potenziamento di quelle abilità che ancora differenziano l’umano dalle macchine, le cosiddette soft skill.

Il primo utilizzo “ufficiale” della parola soft skill è datato 1972 all’interno di un manuale di addestramento dell’Esercito USA. Il termine si è diffuso in Italia soprattutto negli ultimi anni, generando spesso confusione a causa del sovrapporsi di diversi appellativi per definirle: soft skill, character skill, behaviour skill, non-cognitive skill. Con l’intento di apportare chiarezza a questo concetto ho dato una definizione formale all’interno del libro Dal talento al successo, edito da ACS Editore e pubblicato nel 2021: “L’insieme di tutte le caratteristiche della persona che favoriscono la sua relazione con gli altri”. Tale descrizione esplicita l’elemento cardine delle soft skill: la relazione.

È per questo che la traduzione italiana più appropriata è “competenze strategico-relazionali”, e la più avanzata tra queste è la Comunicazione Strategica, definibile quindi “regina delle soft skill”. Questa disciplina nasce con il proposito di supportare imprenditori, manager e professionisti nel perseguimento di obiettivi sempre più sfidanti in contesti complessi grazie alla costruzione di relazioni solide e durature.

Fonte: Il Sole 24 Ore