I giardini di Dior simbolo dell’impegno etico e sostenibile

«Per fortuna ci sono i fiori», diceva monsieur Dior, che, oltre a essere gallerista, appassionato di architettura e grand couturier, amava anche dilettarsi con il giardinaggio. Fu proprio nel roseto della sua casa di famiglia a Granville che il giovane Dior piantò i semi di quella che sarebbe divenuta un’inesauribile passione per l’unione artistica di natura e cultura. Anche da stilista, continuò a trovare nei giardini una fonte d’ispirazione, cui attinse già dalla sua primissima collezione per vestire quelle che lui chiamava le sue «femme-fleurs».

I fiori sono protagonisti anche della cosmesi firmata Dior che dal 1992 li coltiva in giardini speciali – 42 in tutto il mondo tra diretti e orti partner – per poi utilizzarli come ingredienti nella skincare o nei profumi: dalla longoza selvatica del Madagascar al giardino degli iris in Toscana fino alla rose de Granville, discendente da un fiore resiliente e perenne che sboccia tra le rocce delle scogliere della Normandia, dove lo stilista passò l’infanzia. Prima rosa creata per la cura cosmetica della pelle, scelta tra 40mila ibridi per la sua ricchezza molecolare, richiede tecniche di coltivazione speciali per esprimere al meglio il proprio potenziale. Per questo motivo nel 2021 è stata riportata alla sua terra natia in un giardino dedicato a venti chilometri dalla Villa Les Rhumbs, la casa d’infanzia del couturier. Sei ettari di prati verdi lasciati al naturale, interamente dedicati alla crescita di questa rosa cosmetica.

Oltre che incarnare la visione pionieristica di un uomo che ha deciso di coltivare delle rose ancestrali nei primi anni 80 e di esaltarne la bellezza selvaggia e robusta, quando invece andavano per la maggiore fiori ornamentali, opulenti ma fragili, il Giardino delle rose rappresenta l’impegno concreto della maison per preservare l’ambiente esistente e la ricchezza della vita attraverso la coltivazione biologica nei terreni aperti, senza l’uso di pesticidi o fertilizzanti chimici. A questo si aggiunge un progetto di ricerca per sviluppare la prima coltivazione rigenerativa legata alla rosa per realizzare, negli anni, un mix di piante selezionate che si inseriranno nell’ecosistema dei cespugli di rose e agiranno in sinergia per attrarre gli insetti.

I giardini di Dior sono dunque l’emblema dell’impegno etico e sostenibile del brand e del gruppo di cui fa parte, Lvmh, per il quale la bellezza – tra le varie attività dal fashion ai gioielli e orologi a vini e liquori – sta diventando un business sempre più strategico e fruttuoso.

Se, infatti, i primi nove mesi dell’anno si sono chiusi per il gruppo sotto le aspettative con ricavi per quasi 61 miliardi di euro pressoché stabili – a valute e perimetro comparabili – rispetto allo stesso periodo del 2023, i segmenti di bellezza e retail, guidato quest’ultimo dalla catena di profumerie Sephora, sono andati in controtendenza chiudendo in positivo. Profumi e cosmetici sono cresciuti del 5% per un valore di quasi 6,2 miliardi – circa il 10% dell’intero business – trainati, per quanto riguarda il brand Christian Dior, dalla fragranza maschile Sauvage, dalla femminile J’adore con la nuova testimonial Rihanna e dalla nuova edizione di Miss Dior Parfum, ma anche da make up e skincare. La collezione di profumi esclusivi L’Art e La Matière ha invece guidato lo sviluppo di un altro marchio beauty del gruppo, Guerlain; mentre Givenchy ha visto il successo di L’Interdit Absolue e Fenty Beauty ha lanciato una nuova gamma di prodotti per capelli e ha esteso la sua presenza retail in Cina. L’insegna di profumerie Sephora, che ha continuato a guadagnare quote di mercato in Nord America, Europa e Medio Oriente, ha invece guidato l’espansione del retail selettivo che ha registrato vendite a +6% per 12,5 miliardi.

Fonte: Il Sole 24 Ore