Dalla sanità alle pensioni, dalla scuola al Fisco: i delusi della manovra

La lunga maratona sulla manovra, arrivata alla Camera, partirà ufficialmente martedì in commissione Bilancio, e i partiti letto il testo cominciano a studiare le proposte di modifica, tanto l’opposizione quanto la maggioranza. La premessa nei ragionamenti del centrodestra è sempre la stessa. La manovra è «seria» e «responsabile». Ma c’è anche delusione per le pensioni minime ritoccate di soli 3 euro e per aver accantonato l’idea di estendere la flat tax. Non solo. Non c’è nel testo della legge di Bilancio 2025 la conferma del taglio del canone Rai da 90 a 70 euro, previsto dalla manovra dello scorso anno su spinta della Lega, per la quale l’abolizione del canone è un cavallo di battaglia, i mancati introiti erano stati compensati con un contributo da 430 milioni. La conferma dello “sconto” era stata annunciata nella conferenza stampa del 16 ottobre, all’indomani del varo della manovra in Consiglio dei ministri. Il taglio, previsto nella legge di Bilancio 2024, valeva solo per quest’anno, se non rifinanziato. E potrebbe essere una delle modifiche nell’iter parlamentare. Il lavoro sulla manovra alla Camera si incrocerà con quello a Palazzo Madama Senato, dove è arrivato invece il decreto fiscale collegato che anticipa alcune coperture, e l’esito a fine mese del concordato biennale, visto che le eventuali maggiori entrate derivanti dal ravvedimento speciale sono destinate alla riduzione dell’Irpef.

Sanità, si verso lo sciopero

È sulla sanità che si consuma lo scontro più aspro. La manovra stanzia 1,3 miliardi per il 2025 e risorse per i contratti. Promettendo assunzioni dal 2026. Per i sindacati dei medici e degli infermieri non basta: si «conferma la riduzione del finanziamento rispetto a quanto annunciato», denunciano Anaao, Cimo e Nursing Up, che il 20 novembre incroceranno le braccia e scenderanno in piazza. Di qui l’appello lanciato al ministro della Salute dal presidente della Federazione degli ordini dei medici (Fnomceo), Filippo Anelli, che invita Schillaci ad intervenire per sciogliere in tempo utile i nodi critici della legge di Bilancio evitando l’iniziativa di protesta programmata.

Meno entrate a aziende del farmaco, rischio carenze

Un articolo nel testo della manovra depositata alla Camera mette in crisi le aziende del farmaco. Si tratta dell’articolo 57 sulla «Rideterminazione delle quote di spettanza delle aziende farmaceutiche e dei grossisti e sostegno ai distributori farmaceutici», in pratica si riducono le entrate per le aziende produttrici di farmaci e questo, in una situazione già complessa per l’aumento dei costi delle materie prime, determina il rischio concreto che si possa andare incontro a serie carenze per vari tipi di farmaci. Le industrie, avverte l’associazione Egualia che rappresenta le aziende produttrici di equivalenti, biosimilari e Value Added Medicines, non riuscirebbero più a fare fronte ai costi di produzione ed a pagarne le conseguenze sarebbero in primis i cittadini.

Pensioni, contestato l’aumento delle minime

Nel provvedimento licenziato dal Governo trova posto la proroga di Quota 103, Ape sociale e Opzione donna. Ma sul fronte previdenziale a essere motivo di tensioni è soprattutto l’aumento delle pensioni minime, che dal 2025 salgono del 2,2% a 617,9 euro: tre euro in più dai 614,77 attuali (senza un intervento sarebbero tuttavia calate, a 604 euro). La Uil pensionati fa i calcoli: i pensionati si dovranno «accontentare di 10 centesimi al giorno per il 2025 e probabilmente circa 4 centesimi per il 2026».

Mobilitazioni nella scuola, iniziative in 40 città

«Una manovra finanziata con i tagli a tutti i settori della conoscenza. Nessuna risorsa aggiuntiva sul contratto, a fronte di un’inflazione al 18% che nell’ultimo triennio ha eroso il potere d’acquisto dei salari, ma solo tagli lineari. Uno del 5% che riduce il turn over per l’Università e la Ricerca e un taglio secco per la scuola di ben 5660 docenti e 2174 Ata. Tagli che vanno ad aggiungersi alle emergenze della scuola, tra cui il precariato: un lavoratore su quattro fra Ata e docenti non ha un contratto stabile con grosso danno per la didattica oltre che alle vite di lavoratrici e lavoratori», afferma la Flc Cgil. Per tutte queste ragioni è stato proclamato dalla sigla lo sciopero dell’intera giornata per giovedì 31 ottobre con manifestazioni, presìdi e flash mob in 40 città italiane. A Roma la manifestazione si terrà davanti al ministero dell’Istruzione.

Fonte: Il Sole 24 Ore