Prende il largo il secondo superyacht Ritz-Carlton

L’alta ospitalità ha ampliato il suo raggio d’azione negli ultimi tempi offrendo emozioni che vanno oltre le mura dei loro sontuosi edifici. Four Seasons è stata tra le prime compagnie alberghiere a proporre un soggiorno in yacht privato per girare tra le barriere coralline delle Maldive. Lo stesso hanno fatto alcuni hotel indipendenti italiani come i San Lorenzo Lodges che, oltre a un maso sulle Dolomiti e un appartamento in piazza Navona a Roma, hanno un catamarano di 4 cabine per esplorare le coste italiane, e come Borgo Santo Pietro, nella campagna senese, che sul suo veliero propone crociere nel Mediterraneo. A cambiare il passo di questa nuova tendenza è ora arrivata Ritz-Carlton, la prima compagnia alberghiera a gestire addirittura una nave da crociera. Definizione un po’ riduttiva, perché sia la prima nave Evrima varata l’anno scorso, che Ilma, la nuova partita il 2 settembre da Monte-Carlo, che la prossima, Luminara al varo nel 2025, sono veri e propri cinque stelle galleggianti. Come spiega Ernesto Fara, Presidente di The Ritz-Carlton Yachting Collection, queste imbarcazioni sono un ibrido tra una nave, di cui hanno la struttura e le tecnologie più all’avanguardia, un super yacht per lo stile di vacanza e un hotel per il servizio e il design.

Esperienza a bordo

Ed è la sintesi di questi tre aspetti, ciascuno nella sua massima espressione, a rendere l’esperienza a bordo diversa da ogni altra crociera. Concept e arredi sono quelli del brand di lusso del gruppo Marriott, e le 224 cabine sono tutte suite con balcone e servizio di maggiordomo. Come un resort, in questo caso in mezzo al mare con paesaggio che cambia ogni giorno a seconda della rotta, gli spazi comuni sono generosi e i ristoranti vari, dal giapponese Memori alla Beach House che al ritmo latino presenta un delizioso ceviche e lobster roll, alla cucina d’autore affidata allo chef italiano Fabio Trabocchi. Le terrazze sono ampie e diverse, e non è raro trovarsi completamente soli a leggere un libro davanti al mare, mentre gli altri sono a prendere il sole a bordo piscina sul decimo ponte. Come in tutte le navi, il cibo (qui è buono!) è una trama allettante del viaggio – c’è anche l’angolo per il gelato e per un tramezzino in caso di languore – ma c’è anche spazio per la cultura. Le oltre 700 opere della collezione d’arte sono state scelte da una curatrice, e ci si può ritagliare un’ora per farsele raccontare: il tema naturalmente è il mare, che sia una stampa di Picasso o di Andy Wharol, una foto in bianco e nero o una scultura. Nel team – 400 membri dell’equipaggio – c’è un esperto per tutto: il trainer nella palestra super attrezzata (400 metri quadrati di spazio sono per il fitness), il barbiere con i prodotti Pisterzi per il grooming, una spa sontuosa, un club per i bambini.

Scalo nei piccoli porti

Se Ilma si può definire un superyacht lo deve allo stile di crociera, con accessi anche in porti minori, e alla concentrazione delle attività a poppa, con tanto di toys (kayak, paddle board e ben due catamarani). Quando ci si ferma, in condizioni di mare tranquillo, nella parte posteriore una squadra di aitanti giovani monta anche una piattaforma galleggiante che funge da spiaggia (ci vogliono 7 ore per posarla e altrettante per ritirarla) con sdraio, tavoli e ombrelloni gonfiabili, e una piscina nell’acqua di mare, piccolina e con una rete di protezione sul fondo, dove è divertente tuffarsi. Superyacht significa anche dimensioni limitate rispetto a un’ammiraglia con più di 2000 cabine e 4000 passeggeri. Con i suoi 241 metri di lunghezza, Ilma può entrare nei piccoli porti, ai Caraibi come nel Mediterraneo. Gli itinerari infatti contemplano scali come Saint Tropez, da dove si raggiungono i vigneti del rosé e deliziosi villaggi come Port Grimaud, con le case sul canale e le barche ormeggiate davanti alla porta. Una passeggiata, un caffè, qualche tiro di pétanque e un piatto di frutti di mare pieds dans l’eau, prima di tornare a bordo (anche all’una di notte), lasciandosi la luce intermittente del faro alle spalle.

Fonte: Il Sole 24 Ore