A Milano, per ogni affitto breve ci sono due case sfitte

A Milano, per ogni abitazione destinata agli affitti brevi, ce ne sono due che i proprietari preferiscono lasciare vuote. I principali motivi sono la preoccupazione per la morosità nella locazione tradizionale e le difficoltà legate alla gestione degli affitti brevi, dato che i due terzi degli affitti brevi milanesi non sono locazioni gestite in forma imprenditoriale. Un mercato centripeto, quello degli affitti brevi, concentrato in centro e che tanto più cala quanto più ci si allontana dalle mete turistiche e centrali della città.

E’ quanto emerge dall’ultima elaborazione di Aigab (Associazione italiana dei gestori affitti brevi), in collaborazione con Wonderful Italy, su dati del Comune di Milano, per creare il primo “atlante degli affitti brevi” della città. Lo studio analizza, quartiere per quartiere, il numero di abitazioni destinate agli affitti brevi, mettendolo a confronto con lo stock immobiliare complessivo e la popolazione residente.

L’analisi

A Milano su un totale di circa 809mila abitazioni (657mila circa in mano a persone fisiche e le altre di proprietà di enti giuridici e pubblici), le abitazioni milanesi disponibili per affitti brevi ammontano a 18.250 unità, pari al 2,2% del totale, concentrate principalmente nei quartieri centrali e turistici ma quelle stabilmente sul mercato sono poco più di un terzo. Porta Venezia, Duomo, Brera, Sarpi e Stazione Centrale da soli rappresentano oltre un quarto del mercato degli affitti brevi a Milano.
Se si considera solo il perimetro in mano delle 657mila unità in mano a piccoli proprietari, di questi, 56200 sono immobili a disposizione (ovvero case non occupate dal proprietario e sulle quali non esiste un contratto di locazione stabile). Tra questi, appunto, sono ricompresi anch gli affitti brevi, che si attestano attorno agli 18250. Dunque, ogni casa affittata a turisti, ne vede due vuote.

Secondo lo studio, fuori dal centro, gli affitti brevi sono un fenomeno marginale. Per esempio, a Bande Nere, su 20mila abitazioni (con 44.000 residenti), solo 274 sono disponibili per affitti brevi, pari all’1,3% del totale. A Lodi-Corvetto, con 37mila abitanti e 17mila abitazioni, ce ne sono 292 (1,7 per cento). Numeri simili si registrano a Giambellino. Questi dati evidenziano che, in queste aree, gli affitti brevi non hanno un impatto significativo sul mercato immobiliare. Sempre secondo lo studio gli affitti brevi non inciderebbero troppo neppure sui quartieri universitari. A Città Studi, ad esempio, sono presenti 374 affitti brevi su 36mila abitazioni, pari all’1 per cento, mentre a Bovisa sono 71 su 6mila (1,2 per cento).

«La ricerca, basata sui dati del Comune di Milano – ha detto Marco Celani, Presidente di Aigab e ceo di Italianway – conferma che gli affitti brevi non sono presenti in misura tale da influenzare i prezzi di vendita o di locazione. Inoltre, lo studio evidenzia che, fuori dal centro, dove la domanda abitativa è maggiore, gli affitti brevi occupano una quota molto ridotta dello stock immobiliare».

Fonte: Il Sole 24 Ore