Stop Detrazioni per Immigrati e Tassa Cittadinanza”

Doppia stretta della manovra sugli immigrati: stop alle detrazioni fiscali e “tassa” sui procedimenti per ottenere la cittadinanza. Nel testo depositato alla Camera, con cui si avvia ufficialmente la sessione di bilancio destinata a chiudersi a fine anno, compaiono nel capitolo fiscale e in quello sulla giustizia due commi dedicati uno al lavoratore straniero extra Ue che trasferisce la sua residenza in Italia ma lascia a casa i figli e uno a chi richiede la cittadinanza italiana.

Stop agli sconti del Fisco

L’articolo 2 del disegno di bilancio, con cui viene ridisegnato l’impatto degli sconti fiscali del Fisco, l’ultimo codicillo lo dedica ai lavoratori stranieri. In particolare, viene disposto che dal 1° gennaio 2025 le detrazioni per familiari a carico non spettano ai contribuenti che non sono cittadini italiani o di uno Stato membro dell’Unione o di uno Stato che aderisce all’accordo sullo spazio economico europeo per i familiari residenti all’estero. Oltre alla stessa Italia fanno parte di questo Spazio economico europeo paesi come Austria, Belgio, Bulgaria, Croazia, Cipro, Repubblica ceca, Danimarca, Estonia, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Ungheria, Islanda, Repubblica d’Irlanda, Lettonia, Liechtenstein, Lituania, Lussemburgo, Malta, Paesi Bassi, Norvegia, Polonia, Portogallo, Romania, Slovacchia, Slovenia, Spagna, Svezia e Regno Unito.

Per fare un esempio una badante o un badante Ucraini che lavorano in Italia, in regola con le dichiarazioni e le tasse da pagare in Italia, non potranno ridurre il peso delle imposte dovute utilizzando le detrazioni per i familiari rimasti nel Paese d’origine. Traducendo le norme a cui fa riferimento la norma i due lavoratori del nostro esempio non potrebbero utilizzare nel calcolo delle imposte dovute gli sconti riconosciuti a tutti i lavoratori per il coniuge non legalmente ed effettivamente separato o ancora i 950 euro spettanti per ciascun figlio, compresi i figli nati fuori del matrimonio riconosciuti, i figli adottivi, affiliati o affidati, di età pari o superiore a 21 anni ma inferiore a 30 anni, nonché per ciascun figlio di età pari o superiore a 30 anni con disabilità accertata.

La nuova “tassa” sulla cittadinanza

Scorrendo il testo del Ddl, fermandosi all’articolo 106, ci si imbatte nella seconda norma mirata sugli immigrati e. In questo capitolo la leva non è più quella fiscale ma è quella della giustizia e dei balzelli che lo stato richiede a chi instaura un contenzioso. In particolare viene previsto che dal prossimo 1° gennaio 2025, per le controversie in materia di accertamento della cittadinanza italiana il contributo unificato è fissato in 600 euro. Somma che si va ovviamente ad aggiungere ai 250 euro e ai 16 euro di marca da bollo che che richiede la cittadinanza italiana deve versare all’atto di presentare la domanda. Il contributo, come dispone sempre la nuova norma, sarà dovuto per ciascuna parte ricorrente, anche se la domanda è presentata congiuntamente nello stesso giudizio.

Fonte: Il Sole 24 Ore