Pole e vittoria per Sainz in Messico. Norris avanza e sogna sempre di più il mondiale

Mercedes a metà: Hamilton supera Russell ma resta lontano dal podio. Haas sorprende

In questo caos però le Mercedes, partite accoppiate in terza fila, proseguono al quinto e sesto, senza poter approfittare della situazione di confusione. Finiranno però quarte e quinte, con Hamilton che riesce a tornare davanti al giovane Russell, anche se solo verso il finale. Dopo una battaglia infinita, terminata solo al giro 66 grazie al Drs. E dietro, non più una sorpresa, ambo le Haas: con Perez e Piastri nelle prime fase di gara ancora distanti dalla zona punti, il team americano non perde la chance di fare un figurone nell’importante gran premio seguito e finanziato da tanti partner americani. Alla fine, entrambe andranno a punti, con Magnussen settimo e Hulkemberg nono. In mezzo Piastri, incapace di risalire la china dopo una qualifica molto difficile che lo aveva visto uscire di scena già nella Q1: uscendo di pista e toccando un cordolo, era stato costretto a rientrare ai box senza però riuscire a segnare un giro decente in tempo utile.

Batosta Red Bull: figuraccia Perez

Quasi non fa più notizia dire che pure a questo giro Verstappen non vince. E la batosta della domenica messicana è davvero memorabile ma non mortale. Intanto il pilota di casa ‘buca’ la Q1, così tante volte da posizionarsi in questa statistica perfino peggio di Stroll. E in gara arriva ultimo, complice anche una strategia disperatissima del team di provare a strappare sul finale il famoso punto del giro del veloce, anche se Perez, non tagliando fra i primi dieci, non sarebbe mai stato assegnato. Penalizzato di cinque secondi per essere partito in posizione avanzata sulla griglia dopo il giro di formazione, il beniamino di casa, è scattato probabilmente per l’ultima volta davanti al suo pubblico in un gran premio di Formula 1 perché con questa resa difficilmente qualche team lo vorrà nel 2025. E comunque sta per diventare papà per la quarta volta: un buon motivo per smettere anche di motu proprio. Ma la brutta figura dei bibitari non finisce qui: la gara di Verstappen degenera per sua mano, visto che ottiene ben 20 secondi di penalità che deve scontare in corsa.

Alonso, ritiro e festa rimandata

Il ‘nonno’ della Formula 1 attualmente al volante, classe 1981, ha dovuto ritirare la sua monoposto al quindicesimo giro. Alonso è da così tanto in tempo in Formula 1 che ha corso contro il 15% di tutti i piloti di tutti i tempi che hanno partecipato a un gran premio della Formula 1. Raggiunge il quattrocentesimo gran premio ma vista la cattiva sorte di Mexico City conviene forse contare le partenze effettive, quindi dovrà aspettare la gara del Qatar, la penultima della stagione. E a ben vedere, potrebbe essere molto più alta la statistica assoluta ma d’altra parte nei suoi ‘anni sabbatici’ ha dimostrato di essere uno dei piloti più versatili di tutti i tempi, provando la Indycar, con il sogno non riuscito di vincere sugli ovali, poi è passato ai rally con qualche successo e alla Dakar, ma gli è andata molto meglio con l’exploit in Toyota, risultando vincente nella mitica ventiquattrore di Le Mans per due anni consecutivi.

Due penalità per Verstappen, classifiche ancora aperte

Dieci secondi per aver spinto a curva 4 Norris fuori pista, mentre entrambi hanno regalato la posizione a Leclerc. Dieci secondi per averlo superato alla curva ‘snake’ quella difficile del secondo settore, finendo in via di fuga. E da lì un addebito molto forte per il campione in carica che viene chiamato a fare il pit stop al giro 27, anche in anticipo rispetto a tante previsioni. Il risultato è una discesa verticale fino alla posizione numero 15, terzultimo davanti solo a Perez e Stroll fra i rimasti in corsa. Ma al contrario del messicano, almeno, in pochi giri riprende nettaulmente il passo dei migliori e si riporta in zona punti, chiudendo in un dignitoso sesto posto a undici secondi da Russell.

In termini di leadership nel mondiale, il margine sul primo degli inseguitori, Lando Norris, si assottiglia a 47 lunghezze: ma visto che da giugno non arriva più un successo, questo margine è destinato a scendere ulteriormente da qui a fine anno. Non è detto però che il mondiale lo perda, perché se Newey non fa più il bello e il cattivo tempo nella sua squadra, Max ce ne sta mettendo di suo: arrivare sesto con quello stress e senza l’aiuto del compagno di squadra è stata comunque una piccola impresa. Di sicuro la federazione gli ha voluto far capire che da qui a fine anno si deve dare una calmata, perché una doppia penalità del genere è da tantissimo che non se ne vedeva. Ciononostante, in qualche modo l’ha fatta franca perché otto punti, con quello che ha combinato, sono anche troppi.

Fonte: Il Sole 24 Ore