L’Economia della Bellezza aiuta a generare 192 miliardi di euro di fatturato

Le aziende che investono in arte e cultura generano 192 miliardi di euro di fatturato e un incremento della produttività superiore di 1,4 rispetto alla media. È quanto emerge dalla quinta edizione 2024 di “Economia della Bellezza”, studio prodotto da Banca Ifis che approfondisce il ruolo di arte e cultura come asset strategici per la competitività aziendale. Secondo l’analisi le aziende che investono in arte e cultura registrano un aumento della produttività di 1,4 volte superiore rispetto alle aziende peer, che sale a oltre 3 nel settore bancario.

Gli effetti sulla competitività

Nel dettaglio In Italia sono 732 le imprese attive con progettualità su arte e cultura e le regioni a maggiore presenza di queste aziende sono Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna. Tra i settori, il più vivace è quello bancario con 16 gruppi attivi in progettualità legate all’arte e alla cultura che generano un incremento della produttività oltre tre volte superiore rispetto alla media del sistema bancario. Dei 16 gruppi bancari il 68% adotta approcci di costruzione di relazioni solide con il territorio e le comunità; il 20% utilizza l’arte e la cultura per comunicare e coinvolgere i propri stakeholder esterni; il 12% considera tali progetti come strumenti di innovazione e stimolo creativo. Forte, e presente trasversalmente a tutte e tre le aree definite, il coinvolgimento dei propri dipendenti. L’incremento della produttività di questi gruppi è pari al 27% nel periodo 2018-2022, superiore al +8% del totale sistema bancario, con una performance come detto pari a oltre tre volte il ritmo medio annuo di crescita del settore e a circa due volte il ritmo annuo di crescita della retribuzione.

Secondo il report le aziende che portano avanti questo tipo di investimenti producono un forte cambiamento sull’impresa, sia all’interno sia sul suo posizionamento verso gli stakeholder esterni. Un cambiamento che si traduce oltre all’aumento della produttività di 1,4 volte superiore rispetto alle aziende di analoga dimensione e segmento di mercato e una crescita delle retribuzioni maggiore di 2,2 volte, dimostrando, quindi, indirettamente, un impatto anche sulla valorizzazione delle competenze.Dallo studio emerge come si tratti di realtà che hanno una lunga tradizione, seguendo la storia del nostro Paese: il 6% è sul mercato da più di 65 anni e la numerica aumenta durante gli anni ’60 (29% la relativa incidenza), andando a stabilire tra gli anni ‘80 e ’90 quasi il 43% delle imprese con, infine, un altro 22% di tali realtà che ha iniziato a operare nel XXI secolo.

I territori virtuosi

Guardando poi alla distribuzione geografica di tali realtà, 18 regioni su 20 hanno all’attivo imprese che evidenziano progettualità su arte e cultura. Di queste, il 79% si concentra nelle regioni del Centro-Nord, sul podio Lombardia (227), Veneto (123) ed Emilia-Romagna (112). Caso a parte l’Umbria che emerge con una penetrazione del 18% sul tessuto imprenditoriale. Per quanto riguarda la dimensione di queste imprese, 8 su 10 registrano un fatturato inferiore ai 250 milioni di euro. Le oltre 700 aziende riscontrate sono distribuite su diversi settori produttivi: moda, meccanica, agroalimentare, solo per citare i primi tre settori composti da imprese che investono in progetti di stampo artistico-culturale. Gli obiettivi che le imprese si sono poste con queste progettualità sono stati approfonditi attraverso un’indagine sul campo che ha coinvolto i decision maker (da imprenditori a Istituzioni come la Camera di Commercio) da cui sono emersi 4 tipologie di aree di intervento: il 52% costruisce relazioni solide con territori e comunità; il 23% comunica con i propri stakeholder esterni; il 12% usa arte e cultura come strumenti di innovazione e di stimolo creativo; il 12% si è concentrato sull’engagement dei dipendenti.

La piattaforma di cultura d’impresa, nata dalla visione del presidente di Banca Ifis, Ernesto Fürstenberg Fassio, ha l’obiettivo di valorizzare il patrimonio di Bellezza del Paese, non solo negli ambiti più tradizionali come quello naturalistico-paesaggistico, ma anche industriale e imprenditoriale, attraverso il lavoro delle Pmi. “Economia della Bellezza ha dimostrato con numeri e testimonianze concrete, di piccoli e grandi imprenditori del nostro Paese, quanto sia vincente il binomio tra arte e cultura e attività d’impresa – spiega il presidente -. Una unione che crea valore, economico e sociale, e che conferma il ruolo chiave della figura dell’imprenditore-mecenate per lo sviluppo virtuoso della collettività. Per questo, ho voluto creare ‘Ifis art’, il brand che riunisce tutte le progettualità di Banca Ifis che hanno l’obiettivo di valorizzare il patrimonio culturale del nostro Paese. Una piattaforma integrata e aperta sia alle nostre persone che al territorio e che, tra le altre cose, prevede una corporate collection di importanti opere esposta nelle sedi del Gruppo, il Parco Internazionale di Scultura di Villa Fürstenberg, a Mestre, il sostegno alle più importanti manifestazioni artistiche nazionali — da Biennale di Venezia a Roma Arte in Nuvola —, oltre a operazioni di rilievo come l’acquisto e il restauro dell’opera di Banksy ‘Migrant Child’, a Venezia, e del Palazzo San Pantalon, sul quale è stata realizzata” conclude Fürstenberg Fassio.

Fonte: Il Sole 24 Ore