Commercialisti e Parlamento in pressing per riaprire il concordato
I professionisti delle scadenze fiscali questa volta hanno trovato un muro e hanno dovuto incassare, cosa davvero rara negli ultimi 10 anni, un granitico no alla proroga del concordato i cui termini sono scaduti il 31 ottobre. Il governo, infatti, ha blindato la scadenza di fine ottobre perché ha scritto nero su bianco nel decreto collegato alla manovra di voler tagliare le tasse a famiglie e imprese con gli incassi attesi dal patto tra fisco e 4,7 milioni di partite Iva. Un nuovo taglio, come ha ribadito a più riprese il viceministro all’Economia, Maurizio Leo, già dal prossimo anno inserendo il taglio delle tasse nella manovra di bilancio in discussione alla Camera. Ma i Commercialisti non mollano comunque la presa e sono tornati in pressing sul governo, trovando facilmente sponda in senatori e deputati della maggioranza di governo, per una riapertura dei termini.
Le richieste dei commercialisti
L’ipotesi di una riapertura dei termini del concordato preventivo biennale, all’indomani della scadenza dell’istituto il 31 ottobre, è vista con favore dal Consiglio nazionale dei commercialisti, categoria professionale di intermediari ’protagonista’ del nuovo strumento ideato dal governo. «Sicuramente – ha dichiarato all’Ansa il presidente Elbano de Nuccio – rappresenterebbe un’opportunità per chi non ha avuto il tempo materiale per fare le dovute riflessioni» sulla possibilità, per le partite Iva, di trovare un’intesa col fisco e di versare la somma concordata. Così come costituirebbe una chance per ragionarci su per quanti «hanno aderito frettolosamente», conclude il vertice degli oltre 120.000 commercialisti italiani.
La riapertura piace al Parlamento
Esclusa una proroga, il governo starebbe ragionando su una riapertura dei termini del concordato fino a fine anno, almeno stando a fonti parlamentari che già da tempo hanno sostenuto le richieste dei commercialisti e dei consulenti del lavoro sulla necessità di un allungamento dei termini per il concordato. La riapertura dei termini almeno fino al 31 dicembre 2024, come chiedono i commercialisti e ipotizzano i parlamentari, al momento per quanto risulta a Il Sole 24 Ore non sarebbe allo studio, almeno fino a quando non saranno chiari i dati di adesione al patto con il Fisco. Se poi si dovesse arrivare davvero a una riapertura, una volta sganciati gli incassi del concordato dalla legge di bilancio visto che le nuove adesioni non potrebbero essere conteggiate ai fini delle risorse da destinare al taglio delle tasse da inserire in manova, cè da chiederesi perché limitarsi a una riapertura fino al 31 dicembre prossimo e non invece allungare i tempi fino a marzo quando scade il ravvedimento speciale riservato a chi aderisce al concordato?
Fonte: Il Sole 24 Ore