Dalle cripto alle auto aziendali, il governo prova a far cassa con le imposte indirette

La nuova legge di bilancio ha confermato il taglio della decontribuzione dei salari medio-bassi fino a 35mila euro, che quest’anno aumentiamo fino alla soglia di 40mila euro, un «patto di circa 16 miliardi», come lo ha definito il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti. Ma allo stesso tempo prevede aumenti della tassazione indiretta in alcuni settori che dovrebbero portare nella casse circa 620 milioni. Si va dall’aumento dell’aliquota sulle plusvalenze da criptovaluta, la modifica del fringe benefit sulle auto aziendali e quella dell’Iva per lo smaltimento dei rifiuti, fino alla mancata conferma della riduzione del canone Rai.

Aumento della tassazione sulle plusvalenze da criptovaluta

La Manovra prevede l’innalzamento della tassazione delle plusvalenze e dei proventi derivanti dalle operazioni in cripto-attività. La tassazione a legislazione vigente prevede ritenuta del 26%, con una soglia di esenzione di 2.000 euro. Dal 1° gennaio, se la legge di Bilancio entrerà in vigore nel testo attuale, si salirà a una aliquota del 42%. Dai dati di monitoraggio risulta ad oggi un gettito annuo di 27 milioni di euro: dall’applicazione dell’aliquota del 42% si stima derivi un maggior gettito di circa 16,7 milioni di euro su base annua.

Mancata conferma della riduzione del canone Rai

Cavallo di battaglia della Lega, la manovra varata alla fine del 2023 aveva previsto una riduzione del Canone Rai, ma solo per il 2024, da 90 a 70 euro. I mancati introiti per la Rai sono stati compensati con un contributo di 430 milioni per il 2024. Nel testo della manovra approvato dal governo, manca la conferma dello stanziamento che l’anno scorso aveva permesso di tagliare il canone Rai. Nel testo c’è, dall’altra parte, la raccomandazione per la tv pubblica a procedere a risparmi. Nel 2025 non ci dovrà essere un incremento delle voci di spesa relative al costo del personale e all’affidamento di incarichi di consulenza rispetto al livello di spesa del 2023.

Penalizzazione delle auto aziendali a diesel e benzina

La manovra mira a penalizzare le auto aziendali a diesel e benzina, aumentando la tassazione Irpef e contributiva per i dipendenti e le aziende. Attualmente, il fisco penalizza le auto aziendali in base alle emissioni di CO2, con percentuali che variano dal 30% al 60% del valore dell’auto, influenzando il reddito imponibile. Circa il 90% delle auto aziendali è soggetto a queste regole, mentre le auto elettriche e plug-in beneficiano di una tassazione ridotta al 25%.

La nuova legge di bilancio, in vigore dal 1° gennaio 2025, aumenterà la percentuale di tassazione al 50% per tutte le auto a diesel e benzina, comprese quelle con emissioni superiori a 190 CO2. Ad esempio, un’auto con un fringe benefit di 2.416,5 euro vedrà un aumento del 66%, superando i 4.000 euro.

Fonte: Il Sole 24 Ore