Lo sci apre a novembre ma scatta l’allarme neve
Un caldo fuori norma e la pioggia che non si trasforma in neve. L’immagine è quella di un arco alpino brullo, con i colori di un pieno autunno mentre il termometro non riesce ad andare sotto zero nemmeno la notte. La stagione sciistica, il cui via coincide con il ponte dell’Immacolata, è così ostaggio di un freddo del tutto assente anche in alta quota. Queste condizioni rendono impossibile l’accensione dei cannoni per la neve programmata perché servono almeno -3 o -5 gradi sotto zero oltre all’assenza di vento e la giusta percentuale di umidità. Nonostante ciò l’Apt di Madonna di Campiglio promette «l’apertura anticipata di alcuni impianti per 10-15 chilometri di piste nella zona del Grostè (a 2.500 metri di quota, Ndr) prevista il 16 novembre mentre il via alla stagione sciistica è previsto il 29 novembre – dice Bruno Felicetti, direttore generale Funivie Madonna di Campiglio -. Se il meteo non ci aiuterà dovremo posticipare la pre apertura al 23 o 30 novembre. Uno sforzo per dire che gli impianti sono aperti».
Per il momento sulle Alpi la notte le temperature restano lontane dallo zero termico. Anche a Livigno, il piccolo Tibet d’Italia, le montagne sono senza neve mentre lo zero termico è a quota 3.700 metri. Un meteo ben diverso rispetto a quello del 2023 quando a fine ottobre una prima abbondante nevicata permise a metà novembre l’apertura anticipata delle piste. Per trovare neve in abbondanza bisogna arrivare fino ai 3.466 metri di Punta Helbronner, sul Monte Bianco dal 29 novembre quando riaprirà la Skyway Monte Bianco. «Da qui partono discese fuori pista e percorsi di sci alpinismo e in quota si sono registrate nevicate record per il periodo» spiega Federica Bieller, presidente di Skyway Monte Bianco. «Faremo il possibile per l’apertura degli impianti il 30 novembre – avverte Danilo Chatrian, ceo di Courmayeur Mont Blanc Funivie -. Speriamo nelle nevicate e nel calo delle temperature per accensione di cannoni per la neve programmata».
Progressive aperture per il consorzio Dolomiti Superski che tradizionalmente dà il via alla stagione sciistica l’ultimo sabato di novembre. «Per quel week end la nostra roadmap prevede l’apertura dei comprensori di Cortina d’Ampezzo, Plan de Corones, Tre Cime di Lavaredo, Val di Fiemme Obereggen, Alpe Lusia – San Pellegrino e Monte Civetta – sottolinea Andy Varallo presidente Dolomiti Superski -. A metà novembre, appena le temperature lo consentiranno inizieremo a utilizzare i cannoni». L’impiego dei cannoni rappresenta un costo apprezzabile per via del fabbisogno di energia elettrica. «Non ci si deve dimenticare che in Italia l’energia elettrica costa molto di più rispetto ai nostri competitor europei» ricorda Varallo.
Giovanni Brasso, presidente del comprensorio Vialattea, in Piemonte, confida nella favorevole esposizione della destinazione. «Non siamo preoccupati per la mancanza di neve perché siamo a 2mila metri di quota e l’esposizione è a Nord – aggiunge il presidente -. Questo caldo però non ci ha agevolato nella campagna di prevendita degli skipass. Attendiamo con ottimismo l’arrivo del freddo e dell’inverno». Il caldo ha però favorito i lavori per l’installazione di un impianto per la neve programmata lungo 5mila metri.
«Gli investimenti fatti in impianti per la neve programmata ci permetteranno di aprire le prime piste appena si abbasseranno le temperature – rimarca Valeria Ghezzi, presidente Anef -. Per il ponte dell’Immacolata inizieranno le aperture perché servono solo 48-60 ore per produrre con i cannoni la neve e speriamo sempre nell’arrivo della neve naturale». Con la sola neve programmata sorgerebbe un problema di natura psicologica negli appassionati. Il trovarsi su un itinerario bianco su un panorama brullo, autunnale. «Uno scenario che non piace a nessuno» conclude la Ghezzi. Il rischio è che così si riduca la platea dei sciatori.
Fonte: Il Sole 24 Ore