Cuneo, 2,4 milioni con più aiuti al reddito ma 500mila li perdono
Messa sotto le lenti dei modelli di simulazione, la girandola degli aiuti ai lavoratori dipendenti ha effetti meno statici del previsto. In termini complessivi l’evoluzione è positiva, perché con la sua estensione fino a 40mila euro di reddito lordo il nuovo meccanismo imbarca 2,4 milioni di persone in più rispetto a quest’anno. Ma nel cambio di passo c’è una platea non banale che inciampa: 500mila persone che fin qui hanno ricevuto la decontribuzione perderanno il sostegno dal 1° gennaio prossimo perché dal lavoro dipendente ricevono meno di 35mila euro, ma hanno anche altri guadagni (per esempio una casa data in affitto) che portano il loro reddito complessivo sopra quota 40mila euro.
A presentare i conti alle commissioni Bilancio riunite di Camera e Senato è stato l’Istat, in un ricco programma di audizioni che ieri ha coinvolto anche Inps, enti territoriali, Cnel, Istat, Banca d’Italia e Upb. Sul piano generale, tutte le principali istituzioni economiche del Paese riconoscono l’impostazione «prudente» della manovra ma sottolineano i rischi della congiuntura, con una crescita più modesta del previsto. E soprattutto l’Upb sottolinea che la manovra contempla fra le coperturer «retroazione fiscale», cioè gli 1,6 miliardi di entrate in più sul 2025 (1,1 sul 2026 e 2,2 sul 2027) prodotte dall’impatto sulla crescita delle misure della legge di bilancio, che sono solitamente esclusi dai calcoli.
Nelle analisi l’aiuto ai redditi medio-bassi è stato centrale, come del resto lo è nella manovra che dedica al tema 17,6 miliardi, il 60% abbondante del valore totale delle misure. L’impostazione complessiva emerge chiara per esempio dalla sintesi offerta dall’Upb, secondo cui «le famiglie, con un beneficio netto di 55 miliardi nel triennio 2025-27» sono le protagoniste assolute di una legge di bilancio che invece a imprese e autonomi chiede un miglioramento dei saldi di finanza pubblica soprattutto nel 2025-26, «6,4 miliardi in media in ciascun anno». In questi numeri il sostegno ai lavoratori dipendenti ha un ruolo determinante: e ottiene nelle pagelle delle audizioni di ieri una miscela di giudizi positivi e critiche.
Il pregio principale, sottolineato in primis da Bankitalia che nell’audizione sul Piano di bilancio di qualche settimana fa aveva sollevato il problema, risiede nel fatto che il nuovo meccanismo strutturale abbandona lo sconto contributivo e quindi «evita di produrre squilibri nei conti della previdenza», orizzonte sottolineato anche dal presidente dell’Inps Gabriele Fava secondo cui la manovra nel suo complesso potrà determinare «risvolti favorevoli sulla tenuta del sistema previdenziale». Per sostituire la decontribuzione si mette in campo un sistema a tre livelli che fino a 20mila euro di reddito dà un trasferimento monetario, da 20mila a 32mila euro introduce una detrazione da mille euro e innesta poi un decalage fino a 40mila euro.
L’architettura non è esattamente lineare e, riassume ad esempio la Corte dei conti, finisce per «acuire la penalizzazione dei nuclei familiari mono reddito, complicare ancora la gestione degli adempimenti tributari e ampliare ulteriormente l’area dei soggetti sostanzialmente esentati dal contribuire al finanziamento dell’apparato pubblico». E con un effetto collaterale sui 500mila che escono dal raggio d’azione della misura perché l’aiuto, ora fiscale, viene parametrato sul reddito totale effettivo, e non più sulla sola busta paga.
Fonte: Il Sole 24 Ore