Medardo Rosso conquista Vienna – Il Sole 24 ORE

.

“Obbliga a cambiare il punto di vista cui si era abituati”, “scrisse la stampa austriaca quando nel 1905 il centralissimo Kunstsalon Artaria aprì la prima personale austriaca dedicata a Medardo Rosso. Nella Vienna ancora dominata dallo Jugendstil fu un inatteso successo anche mediatico. Poi però la capitale asburgica spense inspiegabilmente per oltre un secolo i propri riflettori sullo scultore italiano, che solo ora torna sulle rive del Danubio. La lunga attesa è valsa la pena, perché ora l’eccellente mostra al Museo di Arte Moderna e Contemporanea Mumok lo celebra a tutto campo.

“Medardo Rosso. L’invenzione della scultura moderna”

Col titolo “Medardo Rosso. L’invenzione della scultura moderna”, la curatrice Heike Eipeldauer presenta il risultato di cinque anni di lavoro: oltre 300 oggetti, fra cui 50 sculture, oltre 200 fotografie scattate dallo stesso artista e perlopiù legate al processo creativo, e un corpus di pregevoli disegni indipendenti e di schizzi di piccolo formato, nati in particolare durante la sua permanenza a Parigi. Sia gli scatti fotografici sia i disegni offrono uno sguardo eloquente sulle sperimentazioni di Rosso, che non soltanto si collocò storicamente tra Ottocento e Novecento e fu un esponente di spicco di quel periodo di rilevanti avanguardie artistiche, ma seppe innovare precorrendo i tempi, seguendo un proprio percorso da battitore libero.

Mumok

Al Mumok numerose serie di opere hanno potuto essere ricongiunte con un lavoro minuzioso, grazie a prestiti da numerose istituzioni. L’una accanto all’altra si possono osservare diverse versioni di uno stesso soggetto realizzate in cera, gesso, terracotta o bronzo e percepire l’evoluzione dell’artista torinese verso l’astrazione. Di questo sviluppo, l’esempio più radicale in mostra è rappresentato dal bronzeo “L’enfant au sein” del 1920-23: la testa della madre che allatta, ancora presente nella prima versione del 1889, è scomparsa nella successiva elaborazione, lasciando un magmatico insieme che pare liquefarsi e deborda verso terra dal piano su cui è posato. La sfida alla gravità di numerose opere pericolosamente inclinate, così come l’esperienza del contesto di ogni soggetto e la ricerca sulla luce, sono una costante di numerose opere esposte: “Un’opera d’arte senza la luce non ha ragione di esistere”, scriveva Rosso nel 1907. E ancora: “Niente può staccarsi dall’intorno”.

Facendo propria la convinzione dell’artista che non amava esporre da solo, il Mumok propone un fitto reticolo di 80 opere di 50 artisti, che mostrano un’affinità elettiva o entrano in dialogo con la sua produzione, come Degas e Modigliani, Käthe Kollwitz e Alberto Giacometti, Francis Bacon e Luciano Fabro, Maria Lassnig e Louise Bourgeois, Andy Warhol e Richard Serra.

Fonte: Il Sole 24 Ore