Nobile di Montepulciano: etichette premium per far crescere tutta la Docg
Una nuova fascia di bottiglie premium per caratterizzare le diverse identità territoriali del vino Nobile e fare da traino anche a tutto il resto della produzione, sia a livello qualitativo sia come posizionamento sul mercato. Magari sulle orme dei “cugini” di Montalcino che hanno fatto passi da gigante, ma soprattutto per consolidare il percorso di crescita degli ultimi anni, conseguito in un periodo non proprio brillante per i rossi. È la strategia che sta dietro al “progetto Pieve” del Consorzio del Vino Nobile di Montepulciano.
Di cosa si tratta? «Lo studio della storia, della geologia e della geografia del territorio ha portato all’individuazione di dodici zone, definite nel nuovo disciplinare di produzione Uga (Unità geografiche aggiuntive). I documenti storici ci dicono che alcuni di questi toponimi erano già conosciuti e utilizzati nel 700 e ora saranno preceduti in etichetta con la menzione Pieve – spiega il presidente del Consorzio Andrea Rossi – caratterizzando a livello di disciplinare un livello superiore a quello della Riserva. Il Nobile che si produce nelle diverse zone può portare a risultati molto differenti, caratteristica che in passato è stata considerata un limite e che noi invece vogliamo trasformare in pregio, con regole che puntano ad aumentare la qualità della produzione destinata ad una fascia alta di appassionati che sapranno apprezzare le differenze. L’idea nasce durante il Covid per superare le criticità che stavamo attraversando, e il fatto che abbia registrato una larga adesione già in fase di ideazione ha dato forza il progetto».
Quali i risultati attesi dal punto di vista economico? «Dal 2019 siamo già cresciuti del 20% in volume e ancora di più a valore, anche grazie al ritorno in etichetta della parola “Toscana”, che soprattutto a livello internazionale ha molta importanza. Dopo il balzo tra il 2021 e 2022, nel 2023 siamo riusciti a mantenere il livello raggiunto e così i dati parziali dicono sarà per il 2024. Ci stiamo insomma difendendo bene in un periodo difficile soprattutto per i rossi. E ora a gennaio partirà la vendita delle prime bottiglie dell’annata 2021 con la menzione Pieve. Sono ottimista sui risultati che potremo ottenere, anche perché la critica ci sta riconoscendo l’effetto che questa operazione sta portando sulla qualità di tutto il vino prodotto. Anche se a regime le bottiglie Pieve saranno solo tra il 5 e il 10% del totale credo potranno trascinare verso l’alto tutto il valore aggiunto della produzione». L’obiettivo è tornare su una media di 11 milioni di bottiglie (su un potenziale di 14) con una crescita di valore che ricalchi quella degli ultimi anni.
Nel 2023 sono state immesse sul mercato 6,9 milioni di bottiglie di Nobile e 2,6 di Rosso di Montepulciano, per un fatturato alla produzione di circa 65 milioni. Ma tra valore patrimoniale e indotto, il Consorzio stima un valore complessivo di circa 1 miliardo, in cui è importante l’impatto del turismo, con ormai una quota del 30% di vendite dirette, sui cui si punta molto anche per le Pievi. A fare il vero prezzo delle nuove etichette naturalmente sarà il mercato, ma i listini Pieve, che saranno resi noti a dicembre, partiranno da cifre importanti, probabilmente circa il doppio rispetto alle riserve (quindi si può ipotizzare intorno ai 70-80 euro, con picchi che naturalmente saranno determinati in base al posizionamento delle singole cantine).
Spazio di crescita c’è anche nell’export: nel 2023 si è attestato al 66%, ma negli anni precedenti aveva raggiunto il 78%, soprattutto grazie a Germania e Stati Uniti. Importante anche il contributo del lavoro nel campo della sostenibilità: quello del Nobile è il primo Consorzio ad avere ottenuto, nel 2022, la certificazione Equalitas, come nel 1980 fu il primo a ottenere la Docg.
Fonte: Il Sole 24 Ore