Materie prime critiche e terre rare sotto la lente della Difesa. Ecco le mosse dell’Italia

Il punto debole

L’Unione europea, e quindi anche l’Italia, dipende quasi totalmente dalle importazioni, e ciò la rende vulnerabile a rischi di approvvigionamento: basti pensare che il 97% del magnesio proviene dalla Cina; le terre rare pesanti, necessarie per i magneti permanenti usati nelle turbine eoliche e nei veicoli elettrici, vengono raffinate solo in Cina; il 63% del cobalto mondiale proviene dalla Repubblica Democratica del Congo, e il 67% di quest’ultimo è raffinato in Cina. Le catene del valore delle materie prime sono transnazionali. Le materie prime vengono infatti estratte in diverse regioni del globo, trasportate per la trasformazione e vendute nel mercato interno.

Forte competizione internazionale per l’approvvigionamento

L’iperconcentrazione geopolitica dell’estrazione e dell’impiantistica industriale può determinare facili e frequenti perturbazioni dell’approvvigionamento e indurre una forte competizione internazionale volta ad assicurarsi il loro approvvigionamento.

La mossa Ue: il Critical Raw Materials act

L’Unione europea, viene ricordato nel Position paper, ha adottato lo scorso 11 aprile il Regolamento 2024/1252 Critical Raw Materials (CRM) act, entrato in vigore il 23 maggio. Il regolamento stila una lista di 34 materie prime critiche, di cui 17 riconosciute come strategiche in quanto cruciali per la doppia transizione verde e digitale e per l’industria della difesa e dell’aerospazio, e fissa alcuni parametri di riferimento a cui l’Unione deve aspirare ad arrivare entro il 2030. Dall’aumentare la propria capacità estrattiva fino a coprire almeno il 10% del consumo annuo di materie prime strategiche (MPS) all’aumentare la propria capacità di trasformazione fino a coprire almeno il 40% del consumo annuo di MPS; dall’aumentare la propria capacità di riciclo fino a coprire almeno il 25% del consumo annuo di MPS. al diversificare le importazioni di MPS dell’Unione in modo che nessun paese terzo copra più del 65 % del consumo annuo dell’unione per ogni MPS.

… e quella dell’Italia

Da parte sua, il Governo italiano ha approvato un decreto legge (dl 84/2024), recante “Disposizioni urgenti sulle materie prime critiche di interesse stretegico”. Il provvedimento, di 17 articoli, introduce nell’ordinamento giuridico italiano le prime misure di attuazione della strategia europea per un sistema di governo per l’approvvigionamento sicuro e sostenibile delle Mpc considerate strategiche, con interventi dal lato della domanda e dell’offerta. Dal lato della domanda, è prevista la creazione di un Registro Nazionale delle aziende e delle catene del valore strategiche. L’obiettivo è monitorare i flussi di CRM; raccogliere dati e informazioni indispensabili per la stima del fabbisogno nazionale di CRM e condurre prove di stress e individuare eventuali vulnerabilità presenti nelle catene di approvvigionamento.

In Italia attive 76 miniere

Le miniere ancora attive in Italia, spiega ancora il Position Paper, sono 76 di cui 22 relative a materiali che rientrano nell’elenco delle 34 materie prime critiche della Ue. In 20 di queste, si estrae feldspato, minerale essenziale per l’industria ceramica e in 2 la fluorite (nei comuni di Bracciano e Silius), che ha un largo uso nell’industria dell’acciaio, dell’alluminio, del vetro, dell’elettronica e della refrigerazione. In particolare, la miniera di fluorite di Genna Tres Montis (Sud Sardegna), che rientrerà in piena produzione al termine dei lavori di ristrutturazione, rappresenterà una delle più importanti d’Europa. Delle altre 91 miniere di fluorite attive in passato, alcune molto importanti – da rivalutare con i prezzi attuali quadruplicati rispetto al 1990 – sono localizzate nel bergamasco, nel bresciano ed in Trentino, oltre a quelle sarde e laziali. Feldspato e fluorite, dunque, sono le uniche materie prime critiche ad oggi coltivate in Italia, ma i permessi di ricerca in corso, i dati sulle miniere attive in passato e quelli sulle ricerche pregresse e recenti, documentano la potenziale presenza di varie materie prime critiche e strategiche come il litio, scoperto in quantitativi importanti nei fluidi geotermici tosco-laziali-campani e come diversi altri minerali da cui si producono metalli (rame, cobalto, antimonio, manganese, titanio, stronzio, tungsteno, alluminio, terre rare, gallio, germanio ecc.) indispensabili per la duplice transizione verde e digitale. Una importante fonte di materie prime critiche è infine fornita dai grandi depositi di rifiuti estrattivi, cioè gli scarti delle pregresse attività minerarie, potenzialmente ricchi di materie prime che all’epoca non erano ricercate. Solo in Sardegna abbiamo circa 80 milioni di metri cubi. La loro mappatura e caratterizzazione sarà oggetto di uno specifico progetto Pnrr a cura di Ispra.

Fonte: Il Sole 24 Ore