Libere professioni in ripresa ma ancora sotto i livelli pre Covid
Libere professioni, la crisi che si è aperta nel 2020, l’anno del Covid, fatica a essere superata. Nel 2023 i numeri del segmento – in cui sono ricompresi sia i professionisti iscritti a un Ordine sia coloro che esercitano senza appartenenza a un Albo – sono in lieve risalita, ma questo andamento non riesce a colmare le perdite rispetto al 2019.
I numeri
Nel 2023 l’aggregato dei liberi professionisti conta circa un milione 360mila unità, con una crescita rispetto al 2022 dello 0,8% (circa 10mila unità in termini assoluti); nel complesso sul 2019 l’aggregato perde circa 67mila addetti.
Se nel 2019 gli occupati in regime di libera professione valevano il 6,2% dell’occupazione totale, nel 2023 il loro peso cala al 5,8 per cento. Particolarmente significativo, all’interno di queste cifre, è il fattore dimensionale: la riduzione rispetto al 2019 è collegata ai liberi professionisti senza dipendenti (-5,6%), mentre sono cresciuti, seppur di poco, i datori di lavoro (+0,6%). Piccolo, o meglio monade, è un elemento di debolezza che rischia di costare la presenza sul mercato.
Il confronto per macro regioni
È uno spaccato del IX Rapporto sulle libere professioni in Italia, promosso da Confprofessioni – la confederazione dei sindacati delle categorie ordinistiche presieduta da Gaetano Stella. Il Rapporto – curato dal sociologo Paolo Feltrin – costituisce un atlante sempre più ricco di dati – Eurostat, Istat, Casse professionali, dichiarazioni fiscali, Inps – per scavare tendenze, debolezze, elementi di forza di questo settore del terziario. La presentazione si è svolta il 12 novembre al Cnel, con la partecipazione del presidente del “Parlamentino”, Renato Brunetta, di Francesco Maria Chelli e Natale Forlani, presidenti- rispettivamente – di Istat e Inapp.
A livello territoriale il Nord Est registra un calo anche nel 2023 (- 5,5%) mentre spiccano in positivo i dati del Centro Italia (+4,5%) e del Mezzogiorno (+3,0%), che costituisce peraltro l’unica ripartizione caratterizzata da un saldo occupazionale positivo anche nel confronto con il periodo pre pandemico.
Fonte: Il Sole 24 Ore