Ue, a rischio povertà un cittadino su 5. Il Mezzogiorno fra le regioni critiche

Nel 2023 nei paesi dell’Ue circa 94,6 milioni di persone erano a rischio di povertà o esclusione sociale. Pari al 21,4% dell’intera popolazione. Le presenze maggiori sono state registrate nell’Italia Meridionale, nelle regioni rurali rumene e in quelle ultraperiferiche francesi. Nello specifico, la percentuale più alta ha interessato le popolazioni della Guyane e La Réunion in Francia; la Calabria e Campania in Italia e il Sud-Est della Romania. A rivelare questi dati è l’edizione 2024 del rapporto sulle condizioni di vita in Europa pubblicato da Eurostat.

Il quadro

Il rapporto evidenzia come in Italia, la Calabria sia la regione con la percentuale più alta, pari al 48,6% di persone a rischio povertà o esclusione sociale. Un dato molto alto preceduto solo da quella della Guyane che (con dati relativi al 2022) ha raggiunto la percentuale del 49,5%.

Secondo la stima dell’ufficio statistico dell’Unione europea, lo scorso anno in 19 regioni la quota di persone a rischio di povertà o esclusione sociale è stata di almeno il 35,0%. La maggiore concentrazione è tra Bulgaria, Grecia sud-occidentale, Spagna meridionale, regioni ultraperiferiche della Francia (dati del 2022), Italia meridionale e Romania orientale e meridionale.

Gli altri centri dell’Italia

Significativi i dati dell’Italia dove la Calabria, prima per dato negativo, è seguita dalla Campania con una percentuale del 44,4% e dalla Sicilia con il 41,4%. A seguire, seppure con una percentuale più bassa di circa una decina di punti, l’altra isola maggiore, la Sardegna con il 32,9%, poi la Puglia con il 32,2% e l’Abruzzo con il 28,6%. Un dato positivo arriva, invece, dall’Emilia Romagna, dalla Provincia Autonoma di Bolzano dove il dato era sotto il 10%.

Aumenta il costo della vita

Il rapporto evidenzia il fatto che dalla fine del 2021 «si è registrato un notevole aumento del costo della vita in gran parte dell’Ue». «Alcuni dei più rapidi aumenti dei prezzi si sono verificati per beni come l’energia e il cibo – si legge -. I rincari di questi beni hanno generalmente avuto un impatto maggiore sugli individui più poveri della società, in quanto tendono a destinare una quota maggiore del loro reddito disponibile a tali “beni essenziali”. Il tasso annuo di inflazione dell’UE è passato dallo 0,7 % nel 2020 al 9,2 % entro il 2022, per poi scendere al 6,4 % nel 2023».

Fonte: Il Sole 24 Ore