Ponte sullo Stretto, corsa verso il Cipess: «Tra le prescrizioni del Mase anche l’altezza»
Potrebbe esserci la luce troppo bassa, termine tecnico che indica l’altezza della campata, tra le prescrizioni che la Commissione Via-Vas ha indicato nel parere approvato ieri all’unanimità sul Ponte sullo Stretto. Un parere ancora blindato in attesa di essere trasferito al ministero delle Infrastrutture e poi al Cipess. Il contenuto è ancora top secret, ma da quel che è trapelato in queste ore si tratterebbe di una cinquantina, forse sessantina di indicazioni obbligatorie nell’esecuzione dell’opera che mercoledì sera una nota del ministero guidato da Gilberto Pichetto Fratin ha descritto come «condizioni ambientali prescritte che dovranno essere ottemperate perlopiù nella fase della presentazione del progetto esecutivo». E che «riguardano non solo l’ambiente naturale, terrestre, marino ed agricolo, ma anche aspetti relativi a progettazione di dettaglio per le opere a terra, relativi a cantierizzazione, gestione delle materie, approvvigionamenti, rumore e vibrazioni».
Le prime indiscrezioni che andranno confermate con il parere in mano, parlano di prescrizioni sull’altezza del ponte che essendo molto arquato ha misure diverse tra parte centrale e piloni: per essere precisi il Ponte avrà un franco navigabile di 50 metri ai lati e di 65 metri senza carico al centro. Un aspetto che aveva già sollevato le perplessità di alcuni esperti, non ultimo il gruppo di lavoro del Mit che nel 2021 pubbblicò una valutazione di esperti sulle varie ipotesi di collegamento. E che concluse che il ponte a campata unica era da evitare perchè «comporta comunque la necessità di realizzare un ponte sospeso con una luce maggiore del 50% di quella del ponte più lungo ad oggi realizzato al mondo». Il tema della luce secondo alcuni si porrebbe non tanto per l’ordinaria amministrazione ma nei casi di emergenza, per esempio con navi in avaria che per cause di forza maggiore potrebbero uscire dalle corsie centrali e scarrocciare verso i piloni.
Ma dopo l’approvazione dell’opera da parte della Commissione Via-Vas la macchina autorizzativa continua la sua marcia. Come annunciato su queste pafgine all’iter autorizzativo manca un solo ma fondamentale tassello: il disco verde del Cipess. Ieri il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Alessandro Morelli, segretario del Cipess, ha già detto che il Comitato è all’opera «per rispettare i tempi del cronoprogramma» aggiungendo che « si stanno già fissando i primi incontri tra il dipartimento per la Programmazione e il coordinamento della politica economica e i tecnici della Società Stretto di Messina per accelerare i tempi e contestualmente avviare una approfondita valutazione delle proposte progettuali e finanziarie». Orizzonte temporale per l’ultimo step dell’opera potrebbe essere la fine dell’anno. Un’ipotesi confermata ieri anche dal committente dell’infrastruttura, la Società Stretto di Messina che ha chiarito come «il Mit, con l’esito favorevole sulla Via, unitamente al parere della Conferenza di Servizi e al Piano economico finanziario, istruisce la documentazione per il Cipess che potrebbe già deliberare l’approvazione del progetto definitivo entro dicembre». Poi con il via libera del Cipess «prende avvio la fase realizzativa» che, spiega il committente dell’opera, comprende la stesura della progettazione esecutiva; l’avvio del programma di opere anticipate, che riguarda le operazioni propedeutiche alla cantierizzazione con particolare attenzione alla viabilità, con la risoluzione delle interferenze, la bonifica degli ordigni bellici, le indagini archeologiche, geognostiche e geotecniche, la predisposizione dei campi base; poi l’avvio graduale della fase espropriativa, in relazione alle lavorazioni, spiega la società. Quindi i cantieri principali del ponte, gallerie stradali e ferroviarie, torri e blocchi di ancoraggio «saranno avviati nella seconda metà del 2025».
Ma la polemica politica infuria tra favorevoli (maggioranza) e contrari (opposizione). E oggi il comitato del No al Ponte si è dato appuntamento a Roma per dare battaglia.
Fonte: Il Sole 24 Ore