La rivincita del Lambrusco Doc: ecco perché è un vino che piace ai giovani (e non solo)
Come stanno andando le vendite e i consumi di vino nel mondo? Negli Usa – che sono il più grande mercato vitivinicolo al mondo e pertanto il modello sul quale stringere l’inquadratura – la wine industry attualmente segna un – 8,9% ed è un trend negativo generale. Controcorrente rispetto a questo dato, il Lambrusco Doc (non quello Igt allineato sulla tendenza globale), ovvero quello di qualità che i produttori stanno cercando di promuovere negli ultimi anni, è oggettivamente in ascesa.
Vediamo di capirne le ragioni al fine di prevedere gli imminenti flussi di consumo. Il Lambrusco Doc è ricercato dalle nuove generazioni e, pertanto, possiamo definirlo un vino “contemporaneo” in virtù di alcune caratteristiche che lo contraddistinguono e cercherò qui sinteticamente di mettere a fuoco.
Anzitutto ha gradevoli bollicine, abbastanza fini ed eleganti ma anche una gradazione alcolica inferiore rispetto alla media dei vini italiani (questo aspetto attualmente fa la differenza), poi ha un’acidità elevata (non senza tannini, soprattutto nella tipologia reggiana da uve Salamino) che lo rende “gastronomico”, versatile in quanto fresco e dal sorso piacevole senza troppo impegno. Il gusto attuale, infatti, si sta rivolgendo a vini meno concentrati, meno strutturati rispetto a qualche anno fa e più piacevoli.
La versatilità del Lambrusco in Italia è ancora poco stimata mentre all’estero è già molto apprezzata giacché si tratta di un vino in grado di accompagnare facilmente tante tipologie di cucina diverse, non soltanto quella emiliana, notoriamente gustosa, succulenta e piuttosto grassa.
Provate a pensarlo ad esempio su piatti ricchi di umami come quelli della cucina giapponese, oppure su un barbecue a base di carne di maiale; penso inevitabilmente alle ribs, al pulled pork o al brisket americano. Qualche altro abbinamento molto centrato, a mio avviso, potete provarlo con i tacos messicani e un po ’con tutta la cucina piccante thailandese o indiana.
Fonte: Il Sole 24 Ore