Il M5s rottama Grillo e sceglie il campo progressista. Ma impone al Pd i suoi “principi non negoziabili”
Chi siamo? Da dove veniamo? Che cosa vogliamo? Dove vogliamo andare? Con chi vogliamo andare dove vogliamo andare? Ma, soprattutto, vogliamo liberarci di Beppe Grillo?
Già, perché i quesiti su cui si dovrà esprimere nel week end l’assemblea nazionale del M5s, selezionati da oltre 300 delegati e raggruppati in 12 mega questioni dal Consiglio nazionale nei giorni scorsi, vanno inequivocabilmente nella direzione del superamento del grillismo. Non solo l’ultimo tabù dei 5 Stelle della prima ora, ossia il limite dei due mandati consecutivi per le cariche elettive nel nome di “uno vale uno” e dell’anticasta, sarà sicuramente superato (le opzioni sono varie ma la direzione è quella); ad essere superato sarà probabilmente lo stesso Grillo, attuale Garante e cofondatore del movimento assieme allo scomparso Gianroberto Casaleggio nell’ormai lontano 2009.
La scelta è tra “eliminazione” di Grillo e suo forte ridimensionamento
Tra le prime questioni che gli iscritti si troveranno davanti c’è la scelta tra “eliminazione del ruolo del Garante”, scelta A e quindi implicitamente la preferita dell’attuale dirigenza, oppure “mantenimento del ruolo del Garante”. Tuttavia lo status quo non è contemplato, perché in caso di mantenimento gli iscritti dovranno scegliere una o più di tre opzioni, tutte limitative dei poteri attuali. Eccole: 1) Vuoi che i suoi poteri siano limitati abrogando il n. 2 della lett. a) dell’art. 12 dello Statuto: “ha il potere di interpretazione autentica, non sindacabile, delle norme del presente Statuto”; 2) Vuoi che, al pari delle altre cariche associative, il ruolo del Garante abbia una durata definita, pertanto, le parole ”a tempo indeterminato” contenute nella lett. c) dell’art. 12 dello Statuto sono sostituite dalle seguenti “per un periodo di 4 anni rinnovabile per non più di due mandati consecutivi”, con effetto dalla data di approvazione; 3) Vuoi che il Garante ricopra un ruolo esclusivamente onorifico, pertanto tutte le norme statutarie che gli attribuiscono specifici poteri andranno sostituite riconoscendogli una funzione di natura consultiva.
Ben che vada a Grillo, già avvertito che il suo contratto da 300mila euro l’anno per le attività di comunicazione non sarà rinnovato, resterà una carica onorifica e a tempo determinato e non più a vita come quella del Papa.
Il cambio di nome e simbolo? Conte rimanda la scelta a quadro giuridico più chiaro
Del tanto discusso cambio di nome e simbolo, infine, non c’è traccia nelle questioni che saranno sottoposte agli iscritti. O meglio, non c’è alcuna nuova ipotesi tra cui scegliere, ma si propone solo di permettere il cambio del simbolo non più su proposta del presidente di concerto con il Garante bensì su proposta del presidente o del Garante. Tradotto: Conte potrà proporlo anche da solo e contro la volontà di Grillo. Ma Conte non ha interesse a cambiare il marchio storico: lo farà solo se al termine del processo costituente Grillo dovesse decidere di fare causa per la proprietà del simbolo.
Fonte: Il Sole 24 Ore