Rugby, l’Italia non brilla ma batte la Georgia
Pericolo scampato, grazie a una ripresa nella quale – perlomeno – l’Italia ha concesso poco o niente alla Georgia. Al “Ferraris” finisce 20-17 (due mete a due, primo tempo 6-17) e gli Azzurri evitano una sconfitta che avrebbe reso molto amara la parte finale di un 2024 che, altrimenti, è stato decisamente positivo.
Georgia sempre alla ricerca di conferme sul palcoscenico internazionale, anche per dimostrare che non sarebbe così illogico farle salire un piano nell’ascensore sociale del rugby. E stavolta, nonostante la sconfitta, non si può dire che abbia fatto un passo indietro sul piano delle ambizioni. Oppure, guardando l’altra faccia della medaglia, è corretto sottolineare una performance modesta dell’Italia, che era chiamata a riscattare la prova insufficiente di Udine contro l’Argentina.
I Lelos caucasici sono ben al di sotto dei Pumas sudamericani. E la Nazionale di casa ha fatto valere una netta supremazia sia nel possesso del pallone (68%) sia nell’occupazione del territorio (addirittura 79%), oltre che un rendimento migliore in mischia chiusa e una maggiore disciplina (sei punizioni contro, 15 a favore). Ma – e qui sta il problema – a statistiche a senso unico non è seguito un divario coerente in termini di punti segnati. Primo tempo addirittura imbarazzante, con tre uscite offensive e due belle mete dei georgiani, mentre gli uomini allenati Quesada finivano contro un muro di errori e scelte sbagliate, cercando poche volte il gioco al largo e provando a impegnare i difensori avversari con calci alti che raramente creavano loro difficoltà.
L’avvio di gara era segnato dall’infortunio immediato a una spalla per capitan Lamaro (che ha finito qui i suoi impegni autunnali) e da 20 minuti di combattimento senza spostare il tabellino. I primi punti erano degli Azzurri, grazie a un piazzato di Paolo Garbisi, ma al 23’ la Georgia dava la sveglia con l’azione più bella dell’intera gara: touche vinta, due punti d’incontro affrontati con successo e poi una manovra in velocità dei trequarti con “raddoppio” del mediano di mischia Lobshanidze, fino a smarcare Tabutsadze per il tuffo decisivo.
Alla mezz’ora, dopo un tentativo da lontano fallito da Gallagher, era Paolo Garbisi a centrare i pali, ma due minuti dopo Matkava puniva un fuorigioco italiano e riportava i suoi sul +4. E a tre minuti dall’intervallo la situazione si aggravava decisamente: grande presa al volo del talentuoso estremo Niniashvili che inventava uno slalom e scartava quattro-cinque avversari (non certo impeccabili in questo frangente), servendo poi Lobshanidze per una meta facile facile.
C’era tutta la ripresa per ribaltare il risultato, e in effetti l’Italia ce la faceva. Con fatica, ma ce la faceva. Assediando la Georgia nella propria metà campo, e spesso nell’area dei 22 metri, senza concedere reali possibilità ad avversari via via più stanchi, più fallosi e meno lucidi.
Dall’8’ al 13’ la pressione diventava asfissiante, fino a un “in avanti” volontario di Tabutsadze, che interrompeva con un “in avanti” volontario un passaggio-meta, procurando un cartellino giallo a lui e una meta tecnica (sette punti secchi) all’Italia. Ancora 10 minuti e arrivava il sorpasso. Rimessa laterale vinta bene e inserimento del mediano di mischia Fusco, appena subentrato ad Alessandro Garbisi, che trovava subito un varco per percorrere pochi metri e andare in meta. Con la trasformazione si andava sul 20-17 per l’Italia, che sembrava avere tutte le possibilità per distanziare ancora gli avversari. Cosa che non accadeva, vuoi per il sacrificio in difesa dei giorgiani, vuoi per un altro piazzato non andato a segno di Gallagher.
Fonte: Il Sole 24 Ore