Formula 1, Bottas «spalanca» la porta: in Messico Verstappen vince facile

Dopo una grande partenza e una prestazione maiuscola dall’inizio alla fine, la Red Bull di Max Verstappen vince, senza troppa difficoltà, il Gran Premio del Messico 2021 alla sua ventiduesima edizione: per il biondino trasferitosi nel Principato è il successo numero 19 in carriera, il settimo quest’anno. E al giovane olandese, ormai sempre più vicino al primo titolo iridato, è importante attribuire e sottolineare un nuovo record per il suo portfolio. Un primato sempre più raro, vista l’egemonia di Mercedes e Hamilton negli ultimi anni: in questa pista, con tre sigilli, ora Verstappen può vantare il record di pilota più vincente della storia, davanti ad altri nomi di grande prestigio, a quota due, molti dei quali molto indietro nel tempo. Ossia Clark, Mansell, Prost e Hamilton sono infatti gli unici nel «club» di chi ha vinto in Messico più di una volta.

Dominio Mercedes verso il crepuscolo

A proposito del dominio Mercedes: nell’ambito dei costruttori, non solo sta per essere azzerato, ma sembra definitivamente ipotecato per il 2021: dopo questa gara il vantaggio delle due stelle d’argento si è contratto a solo un misero punticino. E tenendo conto della costanza dei due «bibitari», unita alle sempre più alterne prestazioni di Bottas, specie dopo l’annuncio del non rinnovo, il primato fra i team sembra ormai definitivamente sulla via del tramonto.

Di certo questa domenica, alla luce di una gara molto regolare per non dire poco frizzante, verrà ricordata sopratutto per un episodio iniziale di Bottas. Troppo prudente, troppo tranquillo e forse perfino «agonizzante», segno di una condizione sportiva in irreparabile caduta libera. È bene specificare che, tenuto conto della situazione mondiale e della qualifica a favore della Mercedes, non vi era dubbio alcuno che Max tirasse fuori gli artigli e cercasse di mettere a segno un altro acuto. Ma che si trovasse al primo giro, alla prima curva, uno scenario così facilitato per passare in testa, non ci avrebbero scommesso forse nemmeno i più cinici bookmaker.

La variabile Ricciardo

Insomma, Valtteri ha lasciato uno spazio incredibile tutto all’esterno della curva, oscurando la visione dell’avversario ad Hamilton che, sentendosi protetto, ha impostato la prima a destra con relativa tranquillità. Ad aggravare la situazione Mercedes ci si è messa pure un’altra componente del destino: la variabile Ricciardo. Sempre più preoccupato di emergere sul rivale Norris, ben più avanti nella classifica, in questa gara, nonostante tre posizioni di vantaggio allo start, il pilota più simpatico del circus, noto per le sue origine italiane, ha voluto strafare ed è andato troppo lungo nello stesso momento «maledetto» di cui sopra, urtando e mandando in testa coda il «lento» Bottas.

Tornando ai miracoli di Milton Keynes, degno di nota anche il secondo «elemento» della squadra, Sergio Perez. L’unico di nazionalità messicana, vero eroe di giornata in autodromo: tutto per lui o quasi un tripudio di 140mila tifosi in «presenza», nelle spettacolari tribune dell’ex stadio del baseball. Curiosità: i paganti erano tutti obbligati a esibire un certificato di vaccinazione, non bastava un test negativo. Sergio ha rapito l’interesse dei suoi sostenitori con grande merito, lottando letteralmente fino agli ultimi metri con le unghie e con i denti per cercare di superare Hamilton. Il distacco negli ultimi giri era intorno al secondo e, con gomme migliori, forse, l’impresa poteva riuscire. Non ce l’ha fatta, ma è comunque salito sul podio.

Fonte: Il Sole 24 Ore