Emirates dimezza le perdite semestrali, ma serve un nuovo salvagente pubblico

Perdite semestrali in calo per Emirates e nuova iniezione di liquidità da parte del governo di Dubai, la terza dall’inizio della pandemia. La compagnia aerea dell’Emirato non può contare sui voli domestici per la ripresa, essendo concentrata sui collegamenti a lungo raggio e sul business travel, ma differenza della concorrenza difficilmente sarà colpita dall’impatto dell’aumento del costo del carburante, salito del 70% dall’inizio dell’anno: una nuova emergenza per i vettori dopo la pandemia.

Emirates ha potuto contare su aiuti governativi complessivi pari all’equivalente di 3,8 miliardi dollari, indispensabili per la sua sopravvivenza, ma non ancora sufficienti per tornare in utile: nel periodo da aprile a settembre il vettore ha registrato una perdita di 5,8 miliardi di dirham (pari a 1,6 miliardi di dollari), circa la metà rispetto ai 12,6 miliardi di dirham dello stesso periodo dello scorso anno. Vola il fatturato (+81% a 21,7 miliardi di dirham) grazie al trasporto di 6,1 milioni di passeggeri, contro 1,5 milioni un anno fa.

Il chairman Sheikh Ahmed bin Saeed Al Maktoum, membro della famiglia regnante di Dubai, ha affermato che il gruppo, a cui fa capo oltre la compagnia aerea anche la società per i servizi aeroportuali Dnata, è sulla strada della ripresa. «La domanda è più vivace da quando i Paesi hanno iniziato ad allentare le restrizioni ai viaggi – ha dichiarato –. Uno slancio che è stato particolarmente evidente durante l’estate e che ha continuato a crescere costantemente nella stagione invernale».

Un andamento simile è stato riscontrato dall’analisi della IATA su 27 compagnie di tutto il mondo, da cui si evince che le perdite nel terzo trimestre sono diminuite rispetto al trimestre precedente e alcuni vettori hanno riportato il primo utile dall’avvio della pandemia. Tuttavia, i risultati sono ancora lontani da quanto riportato prima della crisi: in particolare il fatturato è del 34% al di sotto del 2019, compensato dal settore cargo su livelli record, superiori del 65% rispetto al terzo trimestre 2019.

A pesare sulla ripresa del settore c’è il fardello dei debiti accumulati durante la crisi Covid, che secondo la IATA  ha toccato la cifra record di 651 miliardi di dollari, dai 220 miliardi pre pandemia.Oltre all’aumento del costo del carburante, i vettori – che hanno licenziato migliaia di dipendenti durante la crisi – ora fronteggiano carenze di manodopera: un fenomeno emerso per la prima volta da decenni, al punto che per alcune figure professionali la paga base è aumentata del 50 per cento.

Fonte: Il Sole 24 Ore