Materie prime, formule, packaging, utilizzo: la bellezza della cosmetica pulita

La fragranza My Way di Giorgio Armani ha vinto il Riconoscimento speciale all’innovazione responsabile istituito da Accademia del Profumo in collaborazione con il Green Economy Observatory dell’Università Bocconi. Sul podio anche il profumo solido di Abaton Chinotto Dark, Chinotto Gourmand e Fior di Chinotto e Ck Everyone.

«L’attenzione agli aspetti ambientali – racconta Ambra Martone, presidente di Accademia del Profumo – si sta espandendo sempre di più a tutti i livelli della filiera: dalle scelte di approvvigionamento delle materie prime, alle innovazioni introdotte nelle formule e nel packaging, alla riduzione degli impatti nelle fasi di distribuzione, vendita, consumo e fine vita. Si tratta di un grande lavoro, che coniuga ricerca scientifica, creatività e capacità di innovare».

Dai profumi agli shampoo, Garnier ha invece lanciato recentemente una campagna educativa per incoraggiare i consumatori ad adottare uno stile di vita più sostenibile: una nuova serie prodotta da National Geographic CreativeWorks punta a condividere il know-how degli esperti e consigli pratici sui principali temi della sostenibilità relativi al settore della bellezza.

«La sostenibilità può risultare ostica e il nostro obiettivo è renderla effettivamente accessibile – commenta Adrien Koskas, presidente Globale di Garnier –: è ciò che abbiamo fatto con i prodotti che realizziamo, dallo shampoo solido con la tecnologia a risciacquo rapido, ai tubetti che integrano il cartoncino e ai prodotti ricaricabili, ma ora vogliamo fare di più rivolgendoci ai consumatori» con la consapevolezza che l’80% dell’impronta di carbonio di uno shampoo deriva dal suo uso domestico.

Evidenze a riguardo emergono anche dal report “Make up the Future-Leve di cambiamento per un business della cosmetica sostenibile” di Quantis, società di consulenza ambientale, secondo cui il settore impatta sul pianeta con emissioni globali di gas serra comprese tra lo 0,5% e l’1,5%. E proprio l’utilizzo del prodotto è il passaggio a più alto impatto con il 40% delle emissioni totali del comparto seguito da packaging (20%), estrazione delle materie prime (10%) e trasporto (10%).

Fonte: Il Sole 24 Ore