Impero (Sma): «Quale crisi? Prodotti di nicchia e apertura all’aeronautica per andare oltre»

«La strategia dei prossimi anni non potrà che essere una risposta alla commodity con la nicchia. Perché la nicchia appare ai grandi gruppi qualcosa di farraginoso e complicato e scomodo e non scalabile facilmente. Quando dovremo produrre anche in altri Paesi, anche se si parla ormai di deglobalizzazione, dovremo sempre pensare a prodotti unici, in cui dovremo essere i primi e anche i migliori. Questo vale sia per la sicurezza stradale che per l’automotive, dove pure è difficile che il cliente si leghi a sistemi brevettati. Tuttavia poter offrire un prodotto che distingue può essere un valido strumento difensivo in fasi burrascose o se si ha a che fare con realtà molto più grandi». La ricetta della Pmi italiana dell’Automotive che sa innovare ma che non ha i numeri per confrontarsi con i colossi stranieri è dunque la nicchia.

Ne parla con Il Sole 24 Ore Roberto Impero, ceo di Sma Road Safety e vicepresidente Innovazione e Proprietà intellettuale di Confindustria Caserta. Sma Road Safety è la divisione dedicata alla sicurezza stradale del gruppo fondato 53 anni fa da Pasquale Impero, la cui parte più cospicua è Industry Ams, che progetta e realizza sistemi di automazione industriale per il mercato automotive. L’azienda di Marcianise sviluppa soluzioni dedicate al montaggio e saldatura dello chassis, installazioni per la verniciatura dei veicoli e linee finali di assemblaggio delle vetture. I suoi clienti sono Stellantis e Volkswagen Group.

La produzione di Sma

Sma esporta attenuatori d’urto, barriere laterali, varchi di emergenza e sistemi di monitoraggio del traffico in oltre 36 Paesi nel mondo. Nel 2021 ha inaugurato una sede produttiva in Ohio. Il mercato di riferimento è per il 38% l’Italia e per il 62% l’estero. I conti hanno tenuto molto bene durante la pandemia tanto che il dato del fatturato del 2021 è stato superiore a quello del 2019: 40 milioni per Ams e 9 per Sma, contro 35 e 4,5. Per l’anno in corso le previsioni parlano di 38 milioni per il gruppo. «Nel 2020 le commesse di Fiat e Volkswagen sono state posposte, congelate ma non cancellate. Le misure del governo e la risposte delle banche sono state adeguate nei confronti delle imprese sane. Quello che abbiamo preso come cuscinetto lo abbiamo prontamente restituito, visto che avevamo ritardi di due-tre mesi sugli incassi, ma nulla più».

Diversificare è di primaria importanza

Resilienza e capacità di diversificazione sono un’altro segreto nel manuale della perfetta Pmi. «L’obiettivo – aggiunge Roberto Impero – è ampliare l’orizzonte in termini il più possibile globali. Siamo vicini al passaggio generazionale, la sfida che più sentiamo. Però bisogna tenere presente che i mercati e le contingenze sono mutevoli. Come gruppo stiamo studiando anche delle aperture all’aeronautica. Le nostre competenze in termini di automazione e movimentazione oggi le abbiamo convogliate nell’Automotive ma il giorno in cui Leonardo o Bombardier avranno bisogno del nostro know how noi saremo pronti. Quanto all’auto stiamo lavorando a un progetto per la linea di produzione della Taycan, la supersportiva elettrica della Porsche. Tesla? per ora nulla, anche se si parla di una possibile insediamento in Italia. Qui, a differenza degli altri Paesi europei, c’è sempre stata solo Fiat, ma chissà. Noi siamo pronti sia per Tesla che per le case cinesi, da Nio a Xpeng. La forza di liquidità che hanno i cinesi sta portando molte aziende a fare cash out. Non è il nostro caso, non ci interessa».

Fonte: Il Sole 24 Ore