Israele cattura il capo della Jihad, minacce da Gaza
La lunga latitanza di Bassen a-Saadi, leader della Jihad islamica in Cisgiordania, si è conclusa quando un’unità speciale israeliana lo ha sorpreso durante una sua fugace visita notturna alla famiglia, nel campo profughi di Jenin.
L’uomo (62 anni) – scrive Aldo Baquis da Tel Aviv per l’Ansa – ha opposto una strenua resistenza, ma è stato sopraffatto. Da Gaza la reazione delle Brigate al-Quds, ala militare della Jihad islamica, è stata immediata: «Israele – ha avvertito – è responsabile della sua vita. Pagherà un duro prezzo se dovesse diventare un martire». Di conseguenza l’esercito ha elevato lo stato di allerta nel territorio israeliano vicino a Gaza. Il traffico è stato bloccato su alcune arterie e su un tratto della ferrovia. Agli abitanti di due villaggi ebraici di frontiera è stato ordinato di non azzardarsi a uscire dalle recinzioni, nel timore dei razzi anticarro della milizia palestinese.
Aveva 15 anni a-Saadi quando, per la prima volta, fu arrestato dall’esercito israeliano. Da allora è stato incarcerato sette volte, passando un quarto della sua esistenza dietro le sbarre. Nel 2002, durante la prima Intifada, due suoi figli rimasero uccisi in scontri con l’esercito. «Lo sceicco a-Saadi – hanno ricordato le Brigate al-Quds – è uno dei fondatori della Jihad islamica in Cisgiordania».
Quella scelta politica avvenne nel 1984. Il suo primo motore, spiegò anni fa in una rara intervista ad un sito israeliano, è la lotta ad oltranza contro la occupazione. «Non abbiamo niente contro gli ebrei o l’ebraismo. Ma non accetteremo alcuna spartizione della Palestina con i sionisti». La sua altra fonte di ispirazione, aggiunse, fu la rivoluzione islamica in Iran. Nel corso degli anni, afferma l’esercito israeliano, a-Saadi è diventato un punto di riferimento nella organizzazione di attentati e della lotta armata nella Cisgiordania settentrionale. In particolare nell’area di Jenin e Nablus dove negli ultimi mesi gli scontri a fuoco sono quasi quotidiani.
La scorsa notte nel giro di pochi minuti il campo profughi di Jenin si è svegliato quando ha avuto sentore di un incidente in corso nella abitazione di a-Saadi. «Contro di noi hanno sparato in modo massiccio, hanno lanciato ordigni e bottiglie incendiarie» ha riferito alla radio militare un membro del commando israeliano. «Siamo stati assediati. Ci siamo dovuti barricare nella casa di a-Saadi fino a quando mezzi blindati ci hanno tratto in salvo».
Fonte: Il Sole 24 Ore