Oltraggio al Congresso, condannato lo stratega di Trump sulla guerra alla Cina
New York – Oltraggio al Congresso. È questo il verdetto deliberato dalla giuria del tribunale di Washington nei confronti di Peter Navarro, ex consigliere economico dell’ex presidente Donald Trump e stratega della guerra commerciale alla Cina. La sentenza definitiva sarà emessa il prossimo 12 gennaio dal giudice distrettuale Amit Mehta, con Navarro che rischia da un mese ad un anno di prigione assieme ad una multa da 100.000 dollari.
Da direttore del National Trade Council, Navarro è stata una figura fondamentale nel plasmare la politica commerciale dell’amministrazione Trump. Il professore emerito di economia e politiche pubbliche dell’Università della California, ha cercato durante il suo mandato di bilanciare il tradizionale impegno dei repubblicani a favore del libero mercato, con le convinzioni del presidente, che imputava a paesi stranieri e alla Cina particolarmente, il declino della classe operaia americana, schiacciata da economie aggressive e senza regole.
Le ragioni della condanna
Proprio aver rifiutato di attenersi alle regole, ha portato Navarro alla condanna di giovedì. L’economista infatti si è rifiutato di testimoniare davanti alla Commissione di inchiesta sull’assalto al Campidoglio del 6 gennaio 2021 e non ha voluto consegnare nessuno dei documenti citati durante il giudizio.
L’imputato ha giustificato il suo comportamento citando l’ex presidente Donald Trump e il suggerimento di invocare il privilegio dell’esecutivo a difesa dalle accuse e cioè la possibilità di proteggere ogni delibera collegata alla presidenza dalle richieste di altri rami del governo. Tuttavia nè Navarro, nè tantomeno Trump hanno notificato alla Commissione le loro intenzioni e le loro azioni, che sono state catalogate dai pubblici ministeri di Washington come «disprezzo per lo stato di diritto», e gli sono valse una condanna.
Chi è Navarro
Nonostante abbia affibbiato ai suoi accusatori l’epiteto di «bastardi partigiani armati», poco prima della sentenza, Navarro non è uno spavaldo temerario sulla scia del suo ex capo, ma è l’economista che ha disegnato il piano di guerra commerciale contro Pechino. Nel suo libro del 2011, Death By China, poi diventato documentario nel 2012, si leggono i prodromi delle tensioni con la Cina che hanno portato in pochi mesi un segretario al Tesoro americano e un segretario al Commercio sul suolo asiatico per stemperare le tensioni e riaprire un dialogo con le aziende americane che, da mesi, invocano incontri con i funzionari di Xi Jinping.
Nel libro, che ha ispirato la politica protezionistica di Trump, Peter Navarro non vuole che gli americani comprino giocattoli fabbricati in Cina, perché crede che avveleneranno i bambini. Non vuole che si comprino pigiami cuciti in Cina, perché potrebbero prendere fuoco. Non vuole che si acquistino telefoni assemblati in Cina, perché potrebbero esplodere e ucciderti, anche se le migliaia di iPhone assemblati a Zhengzhou lo smentiscono. In realtà, non vuole che si compri nulla dalla Cina, convinto che ogni dollaro che il Paese riceverà sarà speso nel tentativo di distruggere gli Stati Uniti, anche militarmente. Navarro imputa a Pechino il 40% della crisi del manifatturiero statunitense, ma non analizza che il restante 60% è imputabile all’automazione e non considera che dal 2000 la Cina è diventata il terzo mercato di esportazione per gli Usa, come cita un rapporto di Oxford Economics, secondo cui l’acquisto di beni made in Usa, da parte di Pechino, sostiene 1,8 milioni di posti di lavoro americani. Nelle prossime settimane però non sarà la Cina a preoccupare l’ex consigliere di Trump, ma il ricorso in appello che i suoi avvocati stanno preparando per risparmiargli la prigione.
Fonte: Il Sole 24 Ore