L’intelligenza artificiale generativa dentro le case connesse? Ci arriverà, ma c’è ancora tempo

L’intelligenza artificiale, dentro le case, c’è già. Eccome. L’ultima edizione dell’Osservatorio Internet of Things del Politecnico di Milano ci dice che sempre più famiglie italiane stanno adottando tecnologie smart per controllare l’illuminazione, il riscaldamento e la sicurezza della propria abitazione, per ragioni legate principalmente al comfort e alla possibilità di risparmiare sulla bolletta energetica. La domanda scatta quindi immediata: quanto l’AI di nuova generazione aiuterà i consumatori ad alzare ulteriormente il livello di esperienza dentro casa e ad ottimizzare l’utilizzo degli apparecchi connessi?
Il tema è aperto e lo scenario descritto al Sole24 ore da Gianpiero Morbello, Head of Brand & IOT di Haier Europe, è abbastanza chiaro. “L’intelligenza artificiale è un mantra, è il motore nascosto che fa funzionare la casa ed è già integrata nei vari elettrodomestici per controllarne il funzionamento e aumentarne l’efficienza, sfruttando librerie di sviluppo dedicate e non più solo classici algoritmi. La Gen AI è un tema importante ed entrerà progressivamente nella smart home per migliorare in modo continuativo l’esperienza d’uso del prodotto smart, per esempio generando nuove ricette personalizzate da cucinare”. Già oggi i forni (come il prototipo Bionicook ID Series di Haier) sono in grado di riconoscere i cibi e miscelare le informazioni sugli alimenti con le abitudini di cottura dell’utente per preparare il piatto in completa autonomia e l’intelligenza generativa va vista come un pezzo aggiuntivo della personalizzazione a cui sta tendendo la casa connessa. “L’interazione del consumatore con gli apparecchi smart del futuro – avvisa però Morbello – nasce da una preparazione adeguata delle fonti dati da elaborare, dalle competenze delle persone e dall’attenta valutazione dei rischi che comporta l’adozione massiva delle intelligenze artificiali”.

L’industria del bianco vive quindi una fase di grande evoluzione, ieri segnata dall’Internet delle cose e oggi trainata dall’AI (non a caso è nata l’AIoT, e dai modelli di machine learning che devono interpretare l’enorme quantità di dati raccolti dai sensori installati nei diversi dispositivi connessi in Rete. Gli apparecchi intelligenti, questa la previsione degli esperti, sostituiranno in larga misura il mercato degli elettrodomestici tradizionali rispetto a un approccio che impone all’innovazione di essere semplice, accessibile e versatile, oltre che sicura e sostenibile. Per Andrea Crociani, Marketing Manager AIoT Products di Xiaomi in Italia, il vero valore aggiunto dei dispositivi connessi “risiede nelle capacità di interoperabilità del device all’interno di un ecosistema integrato a cui oggi si è aggiunto un ulteriore tassello: l’intelligenza artificiale. Le piattaforme di Artificial Intelligence of Things rappresentano le fondamenta della casa del futuro e si rimodelleranno ulteriormente con l’apporto dell’AI generativa per consentire alla tecnologia di essere sempre più focalizzata sul dialogo con le persone”. Il riferimento va, naturalmente, agli assistenti virtuali. I modelli di comprensione e generazione del linguaggio naturale più evoluti, nella visione della casa cinese, ci permetteranno di porre domande sempre più strutturate e complesse, arrivando ad intrattenere vere e proprie conversazioni (questo l’obiettivo dell’assistente XiaoAI, oggi in fase di testing in Cina) e a guidare gli utenti all’utilizzo dei device.

Se la qualità dell’interazione uomo-macchina è destinata a cambiare, la smart home con ChatGPT sarà dunque più intelligente? Rivolgendo questa domanda al bot di OpenAI, la risposta è stata ovviamente affermativa e sufficientemente motivata: migliora la qualità della comunicazione e la precisione delle informazioni fornite dall’assistente virtuale, aumenta la capacità di analisi dei dati raccolti dai sensori, ottimizza la gestione dei device connessi, aiuta la smart home a diventare sempre più efficiente e personalizzata man mano che si interagisce con essa. L’AI generativa, facendo esempi concreti, può comprendere comandi più complessi e flessibili – “Dimmi un modo per ridurre il consumo energetico” – anziché semplicemente attivare o disattivare un apparecchio. Dal punto di vista tecnico, del resto, qualsiasi implementazione dei Large Language Model può trovare posto in un’interfaccia di controllo o di un assistente vocale inserito in un ecosistema basato su Matter. Un dispositivo smart home compatibile con il protocollo universale, in altre parole, potrebbe quindi includere funzionalità basate su GPT-3 o GPT-4 per rispondere alle domande e controllare altri dispositivi all’interno della rete. E identiche funzionalità possono essere impiegate per sviluppare assistenti vocali ancora più intelligenti, segnando lo sviluppo dei servizi di colossi come Amazon. Michele Ravetta, Product Manager di Alexa, ha osservato in proposito come oggi siamo “agli inizi di una rivoluzione tecnologica che continuerà per decenni. Da diversi anni lavoriamo ai nostri LLM e oggi stiamo costruendo nuovi modelli molto più grandi, generalizzabili, che porteranno ad accelerare il percorso verso un’interazione ancora più proattiva e colloquiale con l’assistente virtuale”. Alexa, guarda caso, beneficia sin d’ora di un modello linguistico di grandi dimensioni (chiamato Teacher Model) che ha migliorato i sistemi di machine learning alla base della soluzione. Ma siamo solo all’inizio.

Fonte: Il Sole 24 Ore