Assaggi d’autunno in Val Pusteria
San Candido, Innichen in tedesco. Secondo Wikipedia deriva dal celtico “Indius”, che significa “notevole, sontuoso”. E c’è in effetti un valido motivo dietro l’etimologia del nome di questo piccolo borgo a circa 1200 metri di altitudine, che dista una manciata di chilometri dal confine con l’Austria, 50 km da Bressanone e un’ora e mezza di auto da Bolzano. Il paesaggio che lo circonda ricorda in qualche modo la Baviera se non fosse per loro, le Dolomiti, che in questi luoghi si presentano uno dei loro simboli più noti e iconici, le Tre Cime di Lavaredo.
Al cospetto delle Tre Cime di Lavaredo
Da San Candido e Dobbiaco non si vedono ma sono lì, dietro le vette che sovrastano i due paesi più noti dell’Alta Pusteria. Le Tre Cime sono il richiamo principale di questa porzione di Sud Tirolo ma non l’unico: nei dintorni ci sono attrazioni senza bisogno di grandi presentazioni come il lago di Braies (a circa 10 km) e Plan de Corones (raggiungibile in circa 45 minuti) e altre che meritano attenzione per quanto meno conosciute. E poi la cucina: l’autunno in Val Pusteria è anche sinonimo di buona tavola e per iniziare come si deve una tappa sicuramente consigliata è il ristorante dell’hotel Adler Suite & Stuben a Villabassa, dove si entra in contatto con piatti che nascono da ricette gelosamente protette e rielaborate in nuove creazioni ispirate dalla tradizione.
Ciclabili sull’acqua verso Dobbiaco
Il fenomeno e-bike, come in un po’ tutto l’Alto Adige, ha preso piede anche in Alta Pusteria, e questo grazie a un sistema di vie ciclabili perfettamente curate e segnalate che permettono di muoversi lungo tutta l’Alta Pusteria, partendo da Bressanone e superano il confine in direzione di Lienz. Due, in particolare, sono gli itinerari da non perdere e alla portata di chiunque. Il primo porta verso i laghi di Dobbiaco e Landro e alla postazione panoramica (l’unica del fondovalle e distante circa 7 km dal centro di Dobbiaco) con vista sulle Tre Cime, nel cuore del Parco Naturale Fanes-Sennes-Braies. Non occorre essere ciclisti esperti per affrontare in sella a una bici elettrica questo tour di una ventina di chilometri (i più avvezzi possono volendo proseguire fino a Cortina d’Ampezzo, sempre su percorsi dedicati) che permette di immergersi nella natura che si specchia in questi due specchi d’acqua alpini sovrastati dalle cime del Gruppo del Monte Cristallo e del Monte Piana, teatro di sanguinose battaglie durante la Grande Guerra. Partendo da San Candido, invece, non è da perdere la risalita verso Sesto e poi la Val Fiscalina: si pedala per circa 15 km lungo il torrente e poi fra prati e larici in un contesto che regala emozione per la sua bellezza e per i suoi colori (lo spettacolo del foliage qui è garantito) offrendo anche occasioni per andare alla scoperta di splendori passati come i Bagni di San Candido, complesso termale (le cui cinque fonti sono ancora attive) nato come sanatorio nella seconda metà del 1500 e da diversi decenni, dopo i danni subiti in epoca di guerra, abbondonato allo stato di degrado attuale. Poco dopo il paese si lascia la ciclabile, ci si immerge nel bosco imboccando una comoda via forestale e in pochi minuti si giunge in questo luogo che riflette la magnificenza decaduta del Grand Hotel dove trovavano ospitalità, a cavallo tra il XIXesimo e il XXesimo secolo, i ceti più alti della monarchia prussiana ed austriaca.
A piedi per San Candido
I negozi eleganti, le enoteche e le gastronomie, gli hotel storici e naturalmente i ristoranti tipici come “Gasthof Wiesthaler”, nel cuore del paese, dove si servono piatti tradizionali tirolesi. Passeggiare nell’isola pedonale di San Candido è un piacere che diventa scoperta via via che ci si addentra nella sua storia, fortemente segnata dalla sua natura di luogo di valico e dall’essere stata per mille anni un’enclave bavarese. Un possibile itinerario di visita parte dalla Cappella di Altötting e del Santo Sepolcro, due costruzioni addossate l’una all’altra risalenti al 17esimo secolo, edificate da un locandiere locale (Georg Paprion) al ritorno da un pellegrinaggio in terra Santa: una bellissima testimonianza di arte popolare impreziosita da una riproduzione in scala del Sacro Sepolcro sul Calvario di Gerusalemme e da una serie di sculture in legno che rappresentano scene della Passione di Cristo. Dirigendosi verso il centro del borgo si arriva di fronte alla chiesa parrocchiale barocca di San Michele, alle spalle della quale si trova la Collegiata dei Santi Candido e Corbiniano, che merita sicuramente una visita: già luogo di potere politico e assunto poi allo status di Duomo, è un’imponente costruzione in puro stile romanico risalente al 1200, la più importante dell’intero arco alpino orientale, con un affresco che ricopre tutta la cupola. Il simbolo di questo luogo è il Cristo Re in legno di cirmolo vecchio di oltre 800 anni, conservatosi perfettamente e opera unica nel suo genere per grandezza, valore e rilevanza storica. Un’esperienza del tutto diversa ma altrettanto interessante è quella che porta al Museo DoloMythos, di fronte all’iconica Villa Wachtler. Ed è proprio l’imprenditore altoatesino Michael Wachtler ad aver dato vita a questo curatissimo spazio espositivo che immerge nella genesi magica delle Dolomiti: in mostra si trovano reperti vecchi di 8mila anni, coralli e fossili (ammoniti) che risalgono a 235 milioni di anni fa (prova vivente che le Dolomiti erano barriere coralline), antichi tomi di zoologia e geologia, stampe e cartoline d’epoca perfettamente custodite e ordinate in teche di vetro, e poi pietre e minerali, video e pannelli digitali. È un tuffo all’indietro sapientemente guidato che porta a conoscere la storia moderna di queste montagne, che inizia a fine del 1700, quando l’avventuriero francese Dolomieu valicò il Brennero aprendo la porta ai primi “turisti” delle Dolomiti, mineralogisti e geologi, e a seguire alpinisti.
Cantine speciali e ristoranti gourmet sul lago
Fra una tappa culturale e un’escursione nella natura, l’Alta Pusteria propone come da tradizione anche occasioni per soddisfare il piacere degli amanti del vino e della buona cucina. Una degustazione alla cantina dell’Hotel Orso Grigio, la più antica struttura ricettiva di San Candido (mercanti e pellegrini vi soggiornavano più di mezzo millennio fa), per esempio, è sicuramente da mettere in programma. Ci si siede in compagnia del padrone di casa Franz Ladinser e si ascoltano storie di vino assaggiando con lui alcune delle 300 e passa etichette che compongono il suo tesoro “nascosto” nei piani sotterranei dell’albergo. Un’esperienza di degustazione sui generis (e di altissimo livello) è anche quella che si può vivere al nuovo ristorante Hebbo Wine & Deli al lago di Dobbiaco, locale dal fascino urbano dove pasteggiare con selezionati vini e un menu a sorpresa che pesca a pieni mani dai prodotti del territorio per trasformarli in piatti gourmet decisamente fuori dall’ordinario.
Fonte: Il Sole 24 Ore