La moda spinge sul green. Tamborini (Smi): «Serve indirizzo politico»

Nel corso degli ultimi 12 mesi le 100 principali aziende di moda europee hanno aumentato i propri presidi di sostenibilità nei vari ambiti Esg (dalle emissioni ai diritti umani) del 17 per cento. Eppure la migliore di queste 100 aziende arriva a soddisfare solo il 70% dei requisiti di maturità dei presidi. La moda europea (e italiana), dunque, spinge sempre di più sul fronte sostenibilità. Ma ha ancora molta strada da fare.

Ed è su questo che si concentreranno le due giornate della seconda edizione del Venice Sustainable Fashion Forum che si terrà a Venezia, alla Fondazione Cini, il 26-27 ottobre prossimi. Il convegno, promosso da Smi, The European House Ambrosetti e Confindustria Veneto Est, si intitola «Boosting transition» sottolineando proprio la necessità di accelerare ulteriormente: «Il tema non si è esaurito e non si esaurirà nemmeno con questa seconda edizione del convegno. Bisogna mettere al centro della discussione la filiera – ha spiegato Sergio Tamborini, presidente di Smi – e sarà fondamentale il ruolo del Mimit e del Mase per dettare l’indirizzo politico».

L’impatto della trasformazione sarà importante, come importanti sono le dimensioni del settore: «Vale tremila miliardi a livello mondiale, il doppio dell’automotive e tre volte il settore dell’elettronica – spiega Flavio Sciuccati, senior partner di The European House Ambrosetti -. Il nostro obiettivo è accendere i riflettori su questo tema e accelerare». Decisivi gli investimenti in ricerca e sviluppo: «I settori che risultano essere “più avanti” – continua Sciuccati – sono quelli che hanno investito molto nella progettazione di prodotti più sostenibili. Che, nel caso della moda, rappresenta anche una sfida creativa». Tra gli obiettivi del convegno c’è anche quello di sollevare il tema moda sostenibile agli occhi della finanza: «La marginalità è in continua erosione – dice Tamborini – e sotto il 10%, cosa che non rende possibili, o comunque semplici, gli investimenti per le aziende».

Tra le sfide che vedono impegnata la filiera – e l’Italia teoricamente in prima linea – c’è quella del riciclo tessile con la responsabilità estesa al produttore che nel nostro Paese non si è ancora concretizzata. A questo proposito alcuni consorzi tra cui Retex.green hanno valutato positivamente la bozza di decreto che la renderà operativa e chiesto un incontro al ministro Pichetto Fratin per accelerare l’iter del provvedimento, senza aspettare l’esito della proposta di direttiva europea sugli stessi temi depositata il 5 luglio scorso. «Sull’Epr fino a ora non c’è stata la capacità di decidere – ha detto Tamborini di Smi -; dal governo non sono arrivati né la decisione né il sostegno corretto e ci siamo scontrati con la necessità dei comuni di continuare a utilizzare i rifiuti tessili per produrre energia nei termovalorizzatori».

Fonte: Il Sole 24 Ore