Elogio della Metro di New York City
Nel 1955 il filosofo situazionista Guy Debord provò a teorizzare l’anti-balade, un approccio ludico e creativo alla scoperta delle metropoli (a cominciare da Parigi) che invitava il viaggiatore a smarrirsi per costruire da sé la propria geografia urbana, fuggendo da luoghi e flussi mainstream e dall’idea stessa di turismo di massa. Per provarci, oggi come allora, ci si può e deve servire di due sole cose: i piedi e il metrò, che è la vera costellazione sotterranea di una grande città, la mappa celeste al contrario dell’esploratore urbano.
Piero Armenti, fondatore e demiurgo del progetto multidisciplinare Il Mio Viaggio a New York (universo social, agenzia di viaggi, libri ed ora un format tv) così si racconta e definisce, come un navigatore, in solitaria o con ciurma, a NYC.
UN esploratore nel Metro: l’anti-balade di Piero Armenti New York. Metro per Metro. Scoprire la città attraverso le fermate della metropolitana, il terzo volume di Armenti per Mondadori, è la traduzione narrativa di uno dei progetti social di maggior successo in Italia degli ultimi anni. Non una guida turistica, ma una guida d’autore per viaggiatori con alcuni ottimi spunti di etnologia urbana, il cui archetipo narrativo restano l’Éloge du Bistro parisien e Un ethnologue dans le métro di Marc Augé.
Astoria
Pievo da Salerno è sbarcato a New York City oltre un decennio or sono. Partendo dal distretto popolare greco-cipriota di Astoria, ora vive e lavora a un centinaio di metri dal billionaires’ row di Columbus Circle, angolo Central Park. La Guida offre parecchi spunti; si parte da South Ferry (linea 1) e si arriva Harlem – 125th Street (linee 2-3). Ad ogni uscita corrisponde un’anti-balade, una scoperta casuale, una storia minima che si trasforma in esperienza, nel senso politematico di experience ed expertise. Metro per metro, alla scoperta di NYCScopriamo cose che non troviamo altrove, come la prima pizzeria della città, il primo cappuccino (Caffè Reggio) e il bar ”più maschilista” di NYC.
Scoperte “casuali”
New York è un immenso algoritmo analogico, ogni luogo è una situazione che rimanda ad altre, In sostanza, Piero racconta le sue scoperte “casuali”, invitando il viaggiatore – soprattutto il viziato turista italiano – a fare le proprie. Lo fa con la gentilezza e la leggerezza che ne hanno fatto una stella del web. La guida (e l’agenzia del Mio viaggio a New York), se da una parte rassicurano il turista italiano, dall’altra lo invitano a farsi viaggiatore. Fosse rimasto un turista, il viaggio a New York di Piero sarebbe rimasto davvero solo il suo. E sarebbe terminato da un pezzo.
Fonte: Il Sole 24 Ore