Esg e sostenibilità, per i diritti umani soltanto posti in piedi

«Molte conferenze erano ben partecipate ma questa è stata la sola dove abbiamo visto persone implorare gli addetti alla sicurezza di farle entrare in sala»: è il commento degli analisti di Deutsche Bank Research nel report sul conferenza Onu di ottobre sui Principi di investimento responsabile (Pri) che, quest’anno, si è tenuta a Tokyo. Una situazione sorprendente per un ambito, quello della S di sociale, sempre snobbato in passato dagli investitori istituzionali.

L’annuale evento Pri è un osservatorio privilegiato per individuare le tendenze degli investimenti sostenibili. Da qui la curiosità per la grande affluenza al convegno dei «diritti umani attraverso la catena di valore».

Come mai questa grande attenzione? Gli analisti di Deutsche Bank se la spiegano così: «È in parte dovuta all’aumento della regolamentazione come per esempio la normativa tedesca sulla supply chain e la nuova regolamentazione europea sulla deforestazione». Questioni normative, allora, che spingono gli uomini della compliance ad allinearsi alle nuove regole. Inoltre, a quanto emerso dai lavori di Tokyo, i settori considerati più a rischio per i diritti umani sono: agricoltura; auto, Information e Communication technology e abbigliamento.

Le promesse di Kishida

Sono poi giunte novità importanti da parte del Governo nipponico e del suo impegno sul versante Esg: il premier Fumio Kishida ha spiegato che tra le sue priorità vi è l’aumento degli investimenti green; ci sono circa 600 miliardi di dollari del settore pensionistico che potrebbero muoversi verso mandati sostenibili.

La lettera a Bruxelles

Ed è dalla Germania che arrivano le maggiori pressioni sulla questione sociale e in particolare sui diritti umani. Come già evidenziato, Berlino ha varato una regolamentazione più stringente in materia a riprova della maggiore sensibilità sul tema.

Fonte: Il Sole 24 Ore