A Reggio Calabria l’avamposto di ricerca sul futuro del mare
La pianificazione più innovativa dello spazio marino parte dallo Stretto, da un’ansa del lungomare di Reggio Calabria dove si sviluppano progetti per l’ energia eolica e delle onde, con accumulo e stoccaggio della produzione, mobilità green nei porti, acquacoltura e itticoltura in mare aperto. Studi e sperimentazioni si realizzano a pochi metri dalla riva, nella cosiddetta rada delle mura greche: Noel, centro di ingegneria del mare dell’Università Mediterranea di Reggio Calabria, è, nel suo genere, l’unico laboratorio a eseguire “sul campo” modelli in scala ridotta di piattaforme multifunzione off shore, stazioni di monitoraggio di parametri meteo climatici, sistemi in mare per la produzione di energia rinnovabile.
Sulla rampa di lancio, il progetto Vongole, uno studio condiviso tra Calabria e Sicilia per espandere gli allevamenti di mitili di Ganzirri, già in sofferenza nell’area della riserva naturale di Messina.
Sostenuta da fondi del Pnrr (poco più di 1 milione di euro), nell’ambito del programma di ricerca del “National Biodiversity Future Center” (bando a cascata da 320mln) per la valorizzazione economica della biodiversità nel Mediterraneo attraverso processi di economia circolare e di restoration ecology and economy, l’iniziativa, è portata avanti dall’università di Palermo e di Catania insieme al Centro siciliano di Fisica nucleare e di Struttura della materia, e a Reggio con la Mediterranea: «L’obiettivo è individuare strategie idonee per monitorare, preservare e valorizzare la biodiversità di specie e di habitat – spiega Felice Arena, direttore di Noel e prorettore dell’ateneo reggino -. Studiamo la mitilicultura in mare aperto per ovviare ai problemi causati dal cambiamento climatico, come il riscaldamento del mare che provoca gravi danni alla fauna marina e agli allevamenti». La scommessa è spostare i molluschi a largo cercando innanzitutto di valutare cosa potrebbe accadere durante le mareggiate: «Prevediamo impianti a “reste” singole o multiple agganciate a cavi verticali che dovrebbero consentire un’adeguata crescita dei mitili», aggiunge Arena, che è anche ordinario di Costruzioni marittime nell’ateneo calabrese.
Forse il progetto apre una nuova prospettiva anche per gli allevatori del grande lago di Ganzirri che fanno i conti con le temperature dell’acqua troppo elevate. E presto dovranno misurarsi con le conseguenze dei cantieri del Ponte sullo Stretto e con l’eventuale rischio di alterazione dell’ecosistema lacustre, sebbene siano previste azioni di compensazione e mitigazione, e anche la riqualificazione del verde naturale in tutta la riserva di Capo Peloro.
Nell’orizzonte di Felice Arena, il progetto Vongole è una sfida piccola ma delicata, che terrà gli ingegneri del mare in contatto costante con i biologi. Dopo aver realizzato e concluso “The Blue Growth Farm” con 13 partner europei (programma Horizon 2020) e il varo di una piattaforma offshore dedicata all’itticoltura e alla produzione di energia rinnovabile in mare aperto, dopo aver portato a compimento porti green a emissioni e costi energetici zero o quasi (da Salerno a Civitavecchia), e aver svolto attività sperimentali in tutto il mondo, ora per Arena «quella del mare diventa come la conquista dello spazio». Del resto è ormai acclarato che le rinnovabili rendono meglio in un sistema integrato, «e quindi anche se ancora il nostro contributo effettivo è piccolo, se moltiplicato può diventare significativo».
Fonte: Il Sole 24 Ore