A Roma pioggia di ricorsi contro la Tassa rifiuti
La guerra agli evasori della tassa rifiuti rischia di diventare un boomerang per il sindaco di Roma Roberto Gualtieri. Alla Corte di giustizia tributaria stanno piovendo ricorsi contro gli avvisi “recupero evasione-morosità Tari” inviati a novembre a 139mila romani dal Dipartimento risorse economiche della Capitale. Il problema sarebbe a monte, negli accertamenti compiuti da Ama, la municipalizzata che si occupa di igiene urbana. Le verifiche — secondo i ricorsi visionati — potrebbero essere state compiute su banche dati non aggiornate, col risultato che il pagamento dell’imposta è stato chiesto a ex proprietari di appartamenti o a titolari di immobili dati da anni in affitto o in comodato d’uso. Si pensi che tra il 15 e il 31 dicembre risultano pervenuti già oltre 1.000 ricorsi sulla Tari, numero che lievita notevolmente analizzando i flussi a partire da novembre e che non annuncia nulla di buono per il 2025.
L’emergenza nel Tribunale del fisco
In Corte tributaria, infatti, è già emergenza. È il crescente numero di impugnazioni ad aver messo in allerta giudici e funzionari. I ricorsi sono tutti molto simili e in tutti i casi si parla di accertamenti esecutivi verso proprietari i cui immobili, però, risultano in affitto o in comodato nei periodi contestati. In altri casi è addirittura ipotizzata l’evasione della Tari a persone che avevano venduto il bene immobile svariati anni prima del periodo oggetto di accertamento.
I controlli del Comune
La verifica del Comune riguarda gli anni 2018-2023. Gli accertamenti esecutivi sono stati inviati senza un preventivo contraddittorio con i contribuenti, fatto che potrebbe aver innescato il flusso incontrollato di ricorsi. La stessa cosa nella Capitale era accaduta con l’imposta di soggiorno, con l’invio immediato di accertamenti esecutivi verso le strutture ricettive per una evasione stimata da 50 milioni di euro, messa anche nel bilancio del Campidoglio al 31 dicembre 2023. In quell’occasione, stando alle sentenze della Corte tributaria, l’Amministrazione aveva irregolarmente utilizzato «Alloggiati web» (segnalazione alla questura dei turisti presenti nelle strutture per fini di sicurezza), banca dati che spesso registra in modo multiplo gli stessi nominativi e che dunque non è attendibile per l’accertamento fiscale. Un errore che ora ha portato il Comune ad avere un approccio diverso sul soggiorno, tanto che gli accertamenti esecutivi sono inviati solo a seguito di discrepanze tra i dati e i questionari preventivi fatti ai titolari di B&B e alberghi.
La task force
Ma torniamo alla Tari. In una nota stampa di Ama di novembre scorso è scritto che un’apposita Task force comunale è stata impegnata nel lavoro di controllo «capillare e di pulizia e incrocio della banca dati anagrafica associata». Si aggiunge che «l’attività ha portato all’emersione di 138.922 utenze (126.651 utenze domestiche e 12.271 utenze commerciali) risultate non iscritte nella banca dati Tari. Gli accertamenti emessi e notificati porteranno a un significativo recupero dell’evasione. Insieme a questo lavoro, sono stati emessi atti per il recupero della morosità. Già notificati oltre 70.000 atti destinati alle utenze non domestiche, ai quali seguiranno circa 140.000 atti relativi ad utenze domestiche (soggetti iscritti alla Tari non in regola con i pagamenti)».
Fonte: Il Sole 24 Ore