
A Torino la fabbrica di satelliti di SpaceIndustries, sarà operativa in autunno
Rappresenta un player nuovo di zecca nel settore dell’aerospazio, con un socio industriale come la famiglia Micelli che controlla Comat – azienda torinese che si occupa di soluzioni per l’efficientamento energetico e di asset industriali – e una esperienza nel settore negli ultimi 15 anni, tra Europa e Stati Uniti, in capo al fondatore, Giuseppe Santangelo, già responsabile di Skypersonic e Tyvak. La SpaceIndustries è nata in autunno ed è operativa dal 5 febbraio scorso, frutto di un investimento da 15 milioni di euro e di una partnership anche industriale con Comat che sta implementando spazi produttivi e clean room.
Il progetto
«Siamo in periodo e su un terreno fertile per operare nel settore» chiosa Santangelo che racconta le tappe di un progetto che punta alla produzione del primo satellite entro dicembre prossimo e, a regime, di 200 satelliti all’anno. SpaceIndustries risponde ad un modello industriale ben preciso: occuparsi della produzione finale di satelliti di medie dimensioni – fino a 500 chili di peso – progettati dai clienti, e riunire, in un unico spazio produttivo, diverse facilities, fino al testing virtuale in orbita.
«Puntiamo a rendere più efficiente e veloce la produzione seriale di satelliti, tagliando ad esempio i tempi morti spesso collegati ai trasferimenti tra diversi plant per testare o allestire i satelliti. Noi ci occuperemo invece di tutte le fasi di assemblaggio e di testing dei satelliti, grazie a tecnologie come la clean room, tra le più grandi d’Europa».
La holding
SpaceIndustries si presenta come una Holding internazionale, con una sede di rappresentanza nel cuore di Torino, dentro Palazzo Asinari di San Marzano, un polo negli Stati Uniti, che si occuperà di sviluppare tecnologie di propulsione, elettrica e a spinta, grazie ad Aura Space, oltre a sedi negli Emirati Arabi e in India, accanto a partner in diverse nazioni. La base produttiva sarà a Settimo Torinese, in uno stabilimento da 6mila metri quadri in fase di allestimento, e a regime impiegherà fino a 300 persone da un primo nucleo di 15.
«Il business della Space economy è cresciuto ed è destinato a crescere ancora grazie alle tecnologie sviluppate negli Stati Uniti, che hanno reso riutilizzabili i lanciatori e ridotto i costi dei lanci, aprendo il mercato a nuovi player e applicazioni industriali». Il boom dei satelliti è collegato allo sviluppo di driver come l’osservazione delle Terra, l’Internet of Things, la difesa, la logistica spaziale, accanto a cybersecurity, telecomunicazioni e nuove apllicazioni in ambito industriale. SpaceIndustries conta di offrire incrementi dell’efficienza produttiva fino al 30% per ogni singolo satellite.
Fonte: Il Sole 24 Ore