A Zurigo una grande mostra dedicata a Marina Abramović

A Zurigo una grande mostra dedicata a Marina Abramović

Imponderabilia 

Proprio Imponderabilia, la performance iconica allestita nel 1977 a Bologna, con il suo compagno Ulay, dimostra il suo interesse per l’evoluzione e la perpetuazione delle sue idee, ripercorrendo momenti storici della sua carriera e permettendo all’audience di interagire. I visitatori devono letteralmente passare tra gli artisti, il che li porta a vivere un’esperienza fisica e mentale potente. Ancora le parole della Abramović raccontano la poetica legata ad alcuni di questi lavori: ”È molto semplice: in Imponderabilia, gli artisti nudi rappresentano una porta del museo e nelle immagini esposte si possono vedere diversi atteggiamenti e approcci delle persone durante il loro passaggio fra di noi. Alcuni sono rivolti verso di me e guardano Ulay, altri si concentrano solo su Ulay e altri ancora su di me. È piuttosto interessante come funziona la mente umana, all’inizio della mia carriera ero molto concentrata sui confini fisici del corpo. Ho esplorato questi confini. Ho incontrato Ulay nel 1975 e nel 1978 abbiamo iniziato a sperimentare gli spazi fisici tra uomo e donna. Identificammo come sé, ciò che si crea attraverso la fusione di queste energie che sono come delle cariche. Tutta una sezione della mostra è dedicata all’esplorazione degli spazi corporei”.

Il ruolo nell’arte contemporanea

Il suo modo di intendere il corpo come materia plasmata a suo volere, ha influenzato profondamente la scena dell’arte contemporanea, portando le performance ad un livello di intensità emotiva e fisica che sfida la concezione della tradizionale arte visiva. Le sue opere sono spesso allestite in uno spazio minimale, dove la presenza dell’artista diventa un rituale che si trasforma in una esperienza performativa in grado di stimolare riflessioni sulla condizione umana e sulla spiritualità.

Decompression Chamber

La creazione di un’opera specifica per Zurigo, Decompression Chamber, accentua ulteriormente l’aspetto esperienziale della mostra, che punta non solo a mostrare ma a far vivere l’arte. La “stanza” sviluppata per la Kunsthaus, è un luogo dove rilassarsi, fare una disintossicazione digitale e ascoltare la propria voce interiore, in modo che, quando si esce si possa vivere la mostra in modo diverso. “Se si lavora con le performance come faccio io,” continua la Abramović “si capisce molto presto che la condizione fisica è estremamente importante e che bisogna concentrarsi per mettere a punto quello che si sta facendo. Così ho ideato molto presto alcuni esercizi per me stessa che mi aiutavano ad esibirmi con altri artisti, e allo stesso tempo aiutavano anche loro”.

Counting the Rice

Dal 1990, ha creato “oggetti transitori” – oggetti pensati per coinvolgere il pubblico in un processo di auto-riflessione e mindfulness, promuovendo esperienze alternative del tempo e del sé. L’installazione Counting the rice è uno dei tanti oggetti transitori che, per l’artista, non sono sculture ma strumenti che mette a disposizione dei visitatori. Quindi, ancora una volta, si tratta dell’elemento tempo e dello scambio tra il pubblico e la sua opera.

Portal 

L’opera il Portale è una sorta di gate luminoso: “E’ tutto ciò che sta tra la luce e il buio, tra la coscienza e l’inconscio, che si affaccia su spazi diversi. Sono molto interessata alla natura, che rappresenta tutto per me. Cascate, vulcani, fiumi che scorrono, alte cime di montagne, tutto questo mi ispira. Dove l’energia è più forte. Un’’intera sezione della mostra riguarda questo tipo di incontro con la natura. E chiedo al pubblico di prendere parte all’opera e di completarla. Ci sono delle pietre su cui bisogna mettere la testa, il cuore e la pancia. Ci sono oggetti su cui stare in piedi, seduti e sdraiati. Se volete fare un’esperienza, dovete darmi la vostra tenda e io vi darò l’esperienza” conclude l’artista.

Fonte: Il Sole 24 Ore