Accelera l’export verso gli Usa, ma è l’effetto scorte (in attesa dei dazi)

Accelera l’export verso gli Usa, ma è l’effetto scorte (in attesa dei dazi)

Andamento analogo anche nel settore lattiero caseario nel quale l’Italia è saldamente leader. Gli acquisti Usa di formaggi e latticini made in Italy a gennaio e febbraio hanno toccato quota 92 milioni di dollari (+12,3%). Un fatturato triplo rispetto a quello della Francia (30,8 milioni, -8,7%). Battuta d‘arresto invece per gli acquisti di prodotti lattiero caseari da Spagna (-8,4%) e dall’Olanda (-16,8%).

E continuano le scorte Usa anche di olio d’oliva pur se con un forte ribasso dei prezzi e dei valori. Nel complesso, a febbraio scorso, sono state spedite verso gli Usa 59mila tonnellate di olio per un valore di 433 milioni di dollari. Ma mentre in quantità si è registrato un progresso del 9,4% il fatturato è calato dell’8,1%. Segno di un consistente rientro dei listini rispetto ai picchi del 2024. In volume sono aumentate le vendite dalla Spagna (+6,4%), dall’Italia (+2,8%), dalla Tunisia (+33,9%), dalla Turchia (+41,8%) e dalla Grecia (+9,5%).

«Fa piacere poter commentare dati ancora positivi – spiega la presidente di Federvini, Micaela Pallini -. Siamo consapevoli che i numeri riflettono ancora la corsa agli stock che c’è stata negli Stati Uniti tra la fine del 2024 e l’inizio del 2025. Le nostre aziende sono impegnate nel cercare di capire come assorbire, almeno in parte, il dazio cercando così di evitare di scaricarne il peso sul consumatore. Con la mia azienda ad aprile non abbiamo spedito nulla negli Usa ma chiuderemo il primo quadrimestre a +7%. In generale aprile mi è sembrato molto lento per tutti ma ho anche feedback positivi da altri mercati, con una ripresa delle vendite soprattutto nella Ue. Insomma, è presto per fare bilanci. Vediamo».

«I dati dell’export sono ancora positivi ma non ci facciamo illusioni – ha aggiunto il segretario generale dell’Unione italiana vini, Paolo Castelletti – i momenti difficili arriveranno. Abbiamo invitato i nostri soci a negoziare duramente per assorbire insieme con gli importatori il peso dei dazi che fino al 9 luglio saranno fermi al 10%. Ma al tempo stesso li abbiamo anche esortati a evitare cedimenti sul fronte dei prezzi. Le “fughe in avanti” di qualcuno possono danneggiare tutti e danneggiare il posizionamento del vino italiano costruito in anni di lavoro».

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Fonte: Il Sole 24 Ore