Accenture, piano da 4mila assunzioni, di cui 2.500 per lo sviluppo digitale

Accenture, piano da 4mila assunzioni, di cui 2.500 per lo sviluppo digitale

Nel prossimo anno fiscale, Francesca Romana Rossi, responsabile hr di Accenture in Italia, entrata in carica lo scorso marzo, si prepara ad assumere «circa 4mila persone. Di queste 2.500 solo nelle aree digitali e tecnologiche, quindi per tutto il mondo intelligenza artificiale, data, cloud, infrastructure. Altre 1.500 invece entreranno nei diversi settori di mercato tra cui servizi bancari e assicurativi, grande distribuzione, automotive, utilities, energia». Difficili da trovare? «La nostra è una realtà con un alto grado di attrattività, tant’è che non abbiamo risentito del fenomeno delle grandi dimissioni seguito alla fase pandemica – continua Rossi -. Da noi arrivano molti candidati, tra cui cerchiamo di scoprire quelli con il mindset più innovativo, capaci di mettere insieme l’ingegno umano con le tecnologie. La curiosità verso le nuove tecnologie resta fondamentale».

La crescita della società

La manager ricorda che, quando oltre vent’anni fa è arrivata in quella che allora si chiamava Andersen consulting, i lavoratori erano 48mila nel mondo e in Italia poche migliaia. Nel 2001 il nome è diventato Accenture, Accent on the future, per sottolineare la proiezione verso il futuro che caratterizza la società. Guardando al fermo immagine di questi giorni, Rossi dice che in Italia ci sono 24mila persone (a livello globale, in 120 paesi sono 799mila). Questa dimensione è il risultato della continua crescita che continuerà anche nel 2025, «in linea con gli ultimi anni». Il target di riferimento è rappresentato dalle discipline tecnico scientifiche ma anche dalle materie umanistiche.

La formazione

«Al nostro interno abbiamo oltre 40 Academy, metà delle quali sono dedicate al rafforzamento delle competenze Stem di chi esce dall’Università con una laurea umanistica che, di per sé, non rappresenta una barriera all’ingresso», spiega Rossi. L’investimento in formazione viene considerato centrale e visto in un’ottica molto allargata che non comprende solo la società, ma il sistema Paese e i 19 settori industriali oltre alla Pa in cui la società è presente. «In media ognuno dei nostri lavoratori fa più di 60 ore di formazione all’anno. È un capitolo su cui investiamo molto, nell’ultimo anno fiscale abbiamo erogato a livello mondiale formazione per 44 milioni di ore, con un investimento di un miliardo di dollari, attraverso il nostro catalogo che comprende 80mila corsi, e 340mila certificazioni in vari settori e tecnologie. La nostra formazione va da quella più tecnica fino alle soft skills che si stanno rivelando sempre più fondamentali con l’Intelligenza artificiale», dice Rossi.

Il turn over e il quoziente digitale del Paese

Tutto questo investimento in formazione fa i conti con un turn over che si aggira intorno al 10% in Italia: è abbastanza basso per una società di consulenza, ma alto se lo guardiamo più in generale. «Il dato varia a seconda dei momenti e dei profili – afferma Rossi -. E per noi è sano perché consente di avere un ricambio che va verso i nostri clienti. L’investimento in formazione per noi è importante a prescindere perché Accenture vuole giocare un ruolo importante in termini di sostenibilità del mercato del lavoro del Paese e aiutare anche a superare le carenze di competenze specifiche sul digitale. È anche per questo che collaboriamo con tutto l’ecosistema della formazione e non solo. Solo per fare un esempio di quello che facciamo, abbiamo 60 collaborazioni attive per 250 iniziative universitarie che includono hackaton, career days, workshop tematici, seminari. Vogliamo contribuire ad elevare il quoziente digitale del Paese dove pensiamo che tutti debbano avere familiarità con le tecnologie».

Fonte: Il Sole 24 Ore