Accordi sulle liti: spazio agli avvocati anche su coppie di fatto e lavoro
La negoziazione assistita allarga il raggio e crea nuovi spazi di attività per gli avvocati ma anche per i consulenti del lavoro. La riforma del processo civile, già approvata dal Senato e ora all’esame della commissione Giustizia della Camera, permette di usare questo strumento anche per risolvere le controversie relative ai figli delle coppie di fatto e in tema di lavoro. In quest’ultimo caso potrà coinvolgere, oltre ai legali, anche i consulenti del lavoro. E la procedura si aprirà ai meno abbienti, che potranno accedere al gratuito patrocinio.
Nata sette anni fa, la negoziazione assistita permette oggi di chiudere con un accordo stragiudiziale le liti che vertono su diritti disponibili, le separazioni e i divorzi. La riforma (il sì definitivo arriverà nelle prossime settimane), ha tra i suoi capisaldi il potenziamento delle procedure di Adr (alternative dispute resolution). È un disegno di legge delega: le norme verranno attuate da decreti legislativi da varare entro un anno, con l’eccezione dell’estensione alle crisi delle coppie di fatto, che si applicherà direttamente ai procedimenti avviati dal 180esimo giorno dopo l’entrata in vigore della legge.
Famiglie di fatto
Quello delle crisi familiari è l’ambito in cui la negoziazione assistita ha dato finora migliore prova di sé: secondo i dati del Consiglio nazionale forense (Cnf), nel 2021 oltre l’86% delle intese riguardano separazioni e divorzi. In futuro questo strumento potrà essere utilizzato anche dai genitori non sposati che si lasciano per regolare il mantenimento e l’affidamento dei figli minori, il mantenimento di quelli maggiorenni non economicamente autosufficienti e la modifica delle condizioni stabilite. Non solo: potrà essere usato per accordarsi sull’assegno di mantenimento chiesto ai genitori dal figlio maggiorenne non autosufficiente e sugli alimenti.
«La negoziazione deve diventare la via maestra nella risoluzione dei conflitti familiari. L’esclusione delle liti relative ai figli di coppie di fatto non aveva senso», afferma Daniela Giraudo, consigliera nazionale Cnf. La riforma «colma una lacuna – conferma Cinzia Calabrese, presidente dell’associazione degli avvocati di famiglia Aiaf – con un intervento che i legali chiedevano da tempo, perché era ingiusto escludere le coppie non sposate e i loro figli dalla negoziazione: uno strumento valido che permette di trovare la soluzione “su misura” per quella famiglia in tempi rapidi».
La riforma prevede altre due novità che incentivano la negoziazione: cancella il via libera del giudice quando gli accordi di divorzio prevedono un’una tantum anziché l’assegno mensile e permette di includere trasferimenti immobiliari, anche se solo con effetti obbligatori: per perfezionarli sarà necessario l’intervento del notaio. Per Giraudo, «sarebbe stato meglio eliminare il passaggio dal notaio, almeno per la casa familiare».
Fonte: Il Sole 24 Ore