Accumuli, Italia in ritardo nelle installazioni

Accumuli, Italia in ritardo nelle installazioni

Sono 386.039 sistemi di accumulo installati in Italia, per una potenza complessiva di 3.045 MW e una capacità massima di 4.893 MWh. Numeri trainati dalla Lombardia (75.719 installazioni per una potenza di 583 MW e una capacità di 930 MWh), seguita dal Veneto (53.654 installazioni per 414 MW e 722 MWh) e dall’Emilia-Romagna (38.690 installazioni per 307 MW e 470 MWh). Sono i dati dell’Osservatorio Sistemi di Accumulo di Anie Confindustria, aggiornati al 30 giugno dello scorso anno. Sebbene la variazione tendenziale del primo semestre 2023 segni un +100% rispetto al numero di installazioni del 2022, quella congiunturale tra il primo ed il secondo trimestre 2023 mostra un mercato in rallentamento del -19%.In particolare il Piano 2030 di elettricità futura, che calcola una penetrazione dell’84% di rinnovabili nel mix energetico, prevede l’installazione di 80 GWh di nuova capacità di accumulo di grande taglia. E anche sul fronte degli impianti per la produzione di energia da fonti rinnovabili, l’Italia è in ritardo per raggiungere gli obiettivi europei.

Crescita insufficiente

Che occorra una decisa spinta propulsiva, lo ha sottolineato il presidente di Anie Confindustria Filippo Girardi, intervenuto il 29 febbraio a Key Energy, la fiera dell’energia di Rimini, all’evento “Accumuli e Reti: abilitatori della transizione energetica in Italia”, promosso dalla stessa associazione proprio con Elettricità Futura.

«La disponibilità nel nostro Paese di una offerta tecnologica di eccellenza sulla filiera elettrica si inquadra oggi in uno scenario di grandi ritardi nel percorso verso la decarbonizzazione. Gli ultimi dati disponibili mostrano una crescita ancora insufficiente nell’installazione di nuovi impianti di produzione da fonti rinnovabili. Nel corso del 2023 sono entrati in esercizio 5.677 MW, in robusto aumento rispetto al 2022 (2.927 MW, +94%), ma neanche la metà di quanto servirebbe per raggiungere gli obiettivi europei di decarbonizzazione al 2030, ovvero circa +10 GW l’anno», ha spiegato Girardi.

Iter autorizzativi lenti

Tra i motivi dei ritardi, il primo è senza dubbio quello degli iter autorizzativi. Dall’analisi dell’Osservatorio Via (Valutazione di impatto ambientale) di Anie Rinnovabili si rileva che al 30 giugno 2023 le procedure di Via depositate presso gli uffici del Ministero dell’Ambiente consistono in progetti per complessivi 68.220 MW in aumento del +142% rispetto al 2022, ma di queste purtroppo solo il 5,2% è arrivato a conclusione, confermando tempistiche disomogenee tra il Ministero della Cultura e quello dell’Ambiente e Sicurezza energetica.

«In funzione di questo scenario – ha proseguito Girardi – la prima necessità è recuperare il ritardo dell’Italia nella transizione energetica a causa in primis dell’eccesso di burocrazia che ha fermato i nuovi progetti. Il sistema autorizzativo in Italia non funziona come dovrebbe, allungando i tempi per la realizzazione dei grandi impianti che servono per raggiungere i target sulle rinnovabili. La transizione energetica, oltre che un imperativo nel percorso della sostenibilità, rappresenta un motore economico che può stimolare l’innovazione e lo sviluppo industriale, la creazione di posti di lavoro, la crescita economica e il progresso sociale. È cruciale la collaborazione tra pubblico e privato per superare le sfide e la cooperazione internazionale è fondamentale per condividere conoscenze, risorse e tecnologie».

Fonte: Il Sole 24 Ore