Accuse a Timmermans: «Fondi Ue per promuovere l’agenda green»

Accuse a Timmermans: «Fondi Ue per promuovere l’agenda green»

La Commissione europea avrebbe utilizzato fondi Ue per finanziare una rete di Ong con lo scopo di «promuovere l’agenda green dell’ex commissario Frans Timmermans». La rivelazione arriva dal quotidiano olandese De Telegraaf, agita Bruxelles e riapre la polemica sul Green Deal e sull’operato del primo esecutivo von der Leyen, proprio nel giorno in cui in aula a Strasburgo era in calendario un dibattito sull’uso dei fondi comunitari dedicati alla promozione delle politiche ambientali. E in cui il presidente di turno dell’Unione europea, il premier polacco Donald Tusk, ha invitato a rivedere il Patto Verde per non far perdere ai Ventisette competitività. «L’Europa – ha detto Tusk illustrando a Straburgo le priorità della presidenza polacco – non può perdere sul piano della competitività globale, non può diventare un continente di persone, di idee ingenue. Se falliremo a livello economico nessuno si preoccuperà più dell’ambiente a livello mondiale quindi vi chiedo di avere una revisione critica oggettiva di tutta la normativa, anche del Green Deal».

Una correzione di rotta, almeno parziale, che è peraltro già nei piani della Commissione von der Leyen bis, che con il Clean Industrial Deal in rampa di lancio sembra decisa a intraprendere una strada più pragmatica.

L’inchiesta del Telegraaf, partita da Amsterdam, cita contratti riservati, tra cui uno da 700mila euro, pagati «per orientare il dibattito sull’agricoltura». Contratti che «per anni la Commissione Ue ha sovvenzionato, tramite il programma Life, una rete di lobby ecologiste per fare pressioni a favore del Green Deal». Non solo. Secondo De Telegraaf «alle organizzazioni finanziate da Bruxelles sarebbero stati assegnati anche obiettivi precisi di lobbying verso eurodeputati e Paesi membri per accelerare l’attuazione della nuova strategia green». La Commissione, per bocca del titolare al Bilancio Piotr Serafin, in Plenaria ha risposto spiegando che «i finanziamenti del programma Life sostengono entità no profit che supportano l’attuazione delle politiche dell’Unione, in linea con le decisioni del Parlamento europeo e del Consiglio Ue», ammettendo tuttavia come sia stato «inopportuno per alcuni servizi della Commissione sottoscrivere degli accordi che obbligano le Ong a fare lobby con i membri del Parlamento europeo».

Le rilevazioni hanno ovviamente scatenato la reazione di chi si oppone da anni al Green Deal, che ha subito evocato un “Timmermans-Gate”. Si tratterebbe di «una gravissima interferenza sulle dinamiche democratiche del Pe di un utilizzo scandalosamente improprio da parte della Commissione di risorse che avrebbero dovuto essere destinate a beneficio degli agricoltori», ha attaccato il vicepresidente di Ecr (il gruppo dei Conservatori e riformisti di cui fa parte Fratelli d’Italia) Carlo Fidanza. Gli eurodeputati meloniani, in blocco, hanno chiesto chiarezza. Sul piede di guerra anche la Lega, mentre Coldiretti ha chiesto «trasparenza» dopo che «per anni sono stati criminalizzati i produttori agricoli e i coltivatori diretti di tutta Europa come il male assoluto».

A difendere l’ex commissario ci ha pensato il socialista olandese Mohammed Chahim. «In una società multiforme bisogna sentire tutte le voci, quindi anche quella delle Ong, anche se quello che dicono non piace alla destra. È la democrazia, basta ipocrisie», ha sottolineato in Aula Chahim, ricordando come «le grandi multinazionali del settore hanno patrimoni immensi con cui fanno quello che vogliono».

Fonte: Il Sole 24 Ore