Acqua, in Italia la bassa tariffa limita gli investimenti
L’acqua, con l’emergenza climatica che avanza, è un elemento sempre più prezioso e l’Italia, con oltre 9 miliardi di metri cubi l’anno, è il primo Paese dell’Unione Europea per acqua prelevata ad uso civile. Di questa, oltre il 41% va perso, in media, nel trasporto verso i nostri rubinetti. Un dato che ci accomuna alla Romania, l’unico fra i Paesi dell’Ue a buttar via quasi metà dell’acqua prelevata dalle sue fonti, come l’Italia. All’altra estremità dello spettro ci sono la Germania, l’Olanda e la Danimarca, dove le perdite sono inferiori al 10%. Questi Paesi sono legati anche da un altro dato: le tariffe.
Danimarca e Germania hanno i prezzi dell’acqua più alti d’Europa e con queste entrate finanziano i maggiori investimenti nel settore. In Italia ogni metro cubo d’acqua viene pagato 2,1 euro contro i 3,2 di media Ue, i 9,9 euro della Danimarca e i 6,3 euro della Germania. Secondo le analisi presentate durante la 5° edizione della community “Valore Acqua per l’Italia” di Ambrosetti, che rappresenta 36 partner tra le principali aziende e istituzioni protagoniste della filiera estesa dell’acqua, la tariffa idrica molto bassa dell’Italia limita gli investimenti necessari per migliorare il servizio idrico integrato.
Investimenti a 56 euro per abitante (78 la media Ue)
«La tariffa idrica finanzia circa l’80% della capacità di investimento nel servizio idrico integrato del nostro Paese: oggi in Italia gli investimenti sono 56 euro per abitante all’anno, contro i 78 euro della media europea, malgrado il 25% delle infrastrutture idriche italiane abbia più di 50 anni», spiega Benedetta Brioschi, responsabile della community per Ambrosetti.La tariffa media italiana è meno della metà della media dei primi dieci Paesi Ue. Guardando i risultati dello studio, salta all’occhio la correlazione fra tariffe, investimenti ed efficienza dei sistemi idrici nazionali.
Mancano tre miliardi all’anno in più
Nella graduatoria delle perdite di rete, fra i due estremi dell’Italia con oltre il 41 per cento di perdite e la Danimarca con meno del 10%, c’è un cluster di Paesi attorno al 20% di perdite (considerato il limite accettabile dalla normativa europea), che comprende la Francia, il Belgio e la Finlandia, tutti Paesi che investono più dell’Italia nei servizi idrici e fanno pagare l’acqua più cara della nostra. «L’Italia, insieme a Romania, Grecia, Spagna, Cipro o Ungheria fa registrare le maggiori perdite nella rete e le tariffe più basse, al contrario Germania, Danimarca o Belgio che possono contare su tariffe più elevate e una rete più performante. Per raggiungere le performance dei Paesi più virtuosi del continente (Regno Unito, Germania e Francia), l’Italia dovrebbe investire circa 3 miliardi aggiuntivi all’anno, quasi il doppio rispetto a oggi», fa notare Brioschi.
Servizi finanziati dalla tariffa: al 100% in Danimarca
In Danimarca, i gestori del servizio idrico sono finanziati al 100% dalla tariffa e questo spiega i prezzi così elevati. Questo ha due conseguenze positive: da un lato maggiore efficienza del servizio e dall’altro i consumi più bassi d’Europa: con 105 litri al giorno per abitante, i danesi consumano meno della metà dell’acqua degli italiani, che si attestano a 215 litri al giorno per abitante, contro una media Ue di 165 litri. Di nuovo, Italia e Danimarca si trovano ai due estremi dello spettro. L’Italia, in base ai dati elaborati da Ambrosetti, si colloca al 13° posto in Europa per investimenti pro capite nel servizio idrico integrato da parte dei gestori industriali (3,4 miliardi nel 2021, ovvero 56 euro per abitante).
Fonte: Il Sole 24 Ore