Ad aprile leggera flessione dei prezzi delle commodity agricole
Frena la corsa dei prezzi delle commodity che restano comunque nella media vicini ai massimi storici. Dopo il record di marzo, aprile si è chiuso con una flessione dei prezzi agricoli globali, riconducibile ai ribassi di oli vegetali e cereali, con l’indice Fao che ha registrato in media 158,5 punti, -0,8% rispetto a marzo ma comunque ancora in rialzo del 29,8% su base annua. I prezzi degli oli vegetali sono scesi del 5,7% ad aprile, perdendo quasi un terzo dell’aumento registrato a marzo, dopo che il razionamento degli oli di palma, semi di girasole e soia ha fatto precipitare i listini. Le incertezze sulle disponibilità dall’Indonesia, il principale esportatore mondiale di olio di palma, hanno concorso a ridurre ulteriormente le quotazioni mondiali.
In ribasso dello 0,7% anche i prezzi dei cereali, zavorrati da un calo del 3% del mais. In frazionale aumento (0,2%) i prezzi del grano, fortemente condizionati dal blocco dei porti in Ucraina e dalle preoccupazioni relative allo stato delle colture negli Usa, mitigate – spiega la Fao – da maggiori disponibilità all’export da India e Russia rispetto alle attese. I prezzi del riso sono cresciuti del 2,3% da marzo, in risposta alla forte domanda dalla Cina e dal Medio Oriente.In rialzo zucchero (+3,3%) e carni (+2,2%) ai massimi storici. In rialzo anche i prezzi dello zucchero (+3,3%), spinti dall’incremento dell’etanolo e dai timori legati al timido avvio del raccolto 2022 in Brasile, il principale esportatore mondiale.
In aumento del 2,2% anche i prezzi della carne, ai massimi storici con i rialzi delle carni suine e avicole. I prezzi della carne di pollame, in particolare, hanno sofferto delle interruzioni dell’export dall’Ucraina e dal moltiplicarsi dei focolai di influenza aviaria nell’emisfero boreale. In controtendenza, i prezzi della carne ovina, che in media si sono attestati su valori marginalmente più bassi.
In aumento dello 0,9% infine l’indice dei prodotti lattiero-caseari, che subisce la stretta sui rifornimenti su scala mondiale, con la produzione di latte in Europa occidentale e Oceania ancora al di sotto dei livelli stagionali. La palma del rincaro va ai prezzi mondiali del burro, che hanno reagito all’aumento vertiginoso della domanda associato alla penuria di olio di semi di girasole e margarina.
«Benché questa lieve flessione dell’indice offra una punta di sollievo gradita, in particolare ai paesi a basso reddito con deficit alimentare — ha spiegato Máximo Torero Cullen, capo economista della Fao — i prezzi degli alimenti continuano a rimanere in prossimità dei massimi storici segnalati di recente, a testimoniare la persistente rigidità del mercato e il perdurare delle criticità in termini di sicurezza alimentare mondiale per le persone più vulnerabili».
Fonte: Il Sole 24 Ore