Addio a Bill Viola, artista icona della Video-art

Italo americano, era uno fra i più apprezzati artisti statunitensi a livello internazionale nonché vera e propria icona della Video-art: Bill Viola, come ha annunciato la moglie e collaboratrice, Kira Perov, è morto ieri. “È con grande tristezza che il Bill Viola Studio condivide la notizia della morte di Bill Viola, uno dei più importanti artisti contemporanei al mondo – si legge – Si è spento serenamente a casa il 12 luglio, all’età di 73 anni. La causa della morte è il morbo di Alzheimer”.

Era nato a New York il 25 gennaio del 1951. Appassionato cultore di musica elettronica, che aveva studiato all’Università di Syracuse, dove si era iscritto nel 1969, aveva fatto parte del gruppo Composers Inside Electronics. Nel 1973 si laureò in Visual and performing art.

Dopo che le mostre al MoMa avevano garantito alla nuova fotografia grandi spazi e risonanza internazionale, fu la pratica della videoinstallazione a contendere sempre più spazio alla pittura e alla scultura e Bill Viola fu fin da principio, e per oltre mezzo secolo, uno dei massimi sperimentatori dei limiti espressivi e delle opportunità estetiche di questa forma d’arte.

The Greeting

Appassionato dell’arte italiana e di Firenze, dove aveva soggiornato a lungo fin dal 1974 (nel 1975 la sua video installazione Il Vapore) la sua riflessione artistica si è concentrata in particolare su artisti come Michelangelo e Pontormo (impossibile non ricordare in proposito la sua video installazione The Greeting, presentata per la prima volta dall’artista alla Biennale di Venezia del 1995, e che ha come referente la Visitazione pontormesca, conservata nella Pieve di San Michele Arcangelo a Carmignano).

Appena un anno fa il Palazzo Reale di Milano gli aveva dedicato una splendida mostra, con al centro la percezione e quindi il confine tra illusione e realtà, la transizione fra vita e morte, che da sempre sono state fulcro della riflessione artistica di questo artista che fin dagli anni ’80 si era avvicinato allo studio del Buddismo Zen, e che considerava proprio la morte come “una transizione”.

Fonte: Il Sole 24 Ore