Addio a Daniel Spoerri che non era solo “quadri trappola”
Sono stati soprattutto i “Quadri trappola” che hanno reso celebre Daniel Spoerri presso il grande pubblico. Ma l’artista rumeno nato a Galati nel 1930 e emigrato da bambino con la famiglia in Svizzera per sfuggire al nazismo, era molto di più. La sua carriera artistica era iniziata come ballerino, coronandolo étoile del Teatro di Berna. Ma era stato anche scenografo e regista. A Düsseldorf aveva aperto un ristorante, legando poi durevolmente parte della sua attività al mondo del cibo, rivisitato con la fantasia e servito in banchetti-performance, magari poi sepolti, come il Déjeuner sous l’herbe del 1983, o consegnato all’eternità attraverso i resti di pasti conviviali. Spoerri li incollava sui tavoli assieme a tovaglie, stoviglie sporche, bottiglie vuote e portaceneri pieni, creando quei “Quadri trappola” proposti in innumerevoli varianti: colazioni e spuntini, pranzi e cene. Attimi fuggenti capaci di raccontare tanto.
“Quadri trappola”
Spoerri era stato anche pedagogo per oltre un decennio, soprattutto in Germania, ma poi aveva deciso di trasferirsi in Italia: “Avevo voglia di cose nuove, di rimettermi in gioco” mi aveva detto, e dagli anni ’90 aveva creato il “Giardino” sulle colline di Seggiano, in Toscana, costellando via via di grandi sculture la vasta tenuta boscosa: un luogo magico aperto al pubblico, che narra della sua apertura al mondo e della sua originalità. “Poi però una volta restaurati i casali e messo tutto a posto, ho cercato altro, perché cosa fai in un paesino tutto il giorno?”. Così nel 2007 si era trasferito a Vienna e due anni dopo aveva creato una galleria-museo a una settantina di km dalla capitale, a Hadersdorf am Kamp, e vi aveva iniziato un’attività espositiva: di proprie opere ma anche di produzioni artistiche di amici, soprattutto di quel movimento del Nouveau Réalisme che aveva contribuito a fondare e che alla fine di novembre del 1970 aveva metaforicamente seppellito con un “Banchetto funebre” a Milano, assieme al gruppo quei suoi amici artisti, da Tinguely a César, da François Dufrêne a Mimmo Rotella, a Niki de Saint Phalle.
Daniel Spoerri era fantasioso e ironico e parlare con lui non era solo un piacere, ma significava immergersi in atmosfere punteggiate di aneddoti che spaziavano dal teatro all’arte, dalla letteratura all’editoria, dalla gastronomia alla vita spicciola: decenni di evoluzioni e trasformazioni, di dialoghi, incontri e scontri artistici, vissuti con passione in una vita senza confini: “Il mio capitale è non avere una patria, è da lì che traggo la mia energia anche creativa”, diceva.
Mercoledì Daniel Spoerri si è spento a Vienna. Aveva 94 anni.
Fonte: Il Sole 24 Ore