Adobe Firefly esce dalla versione Beta e ora è disponibile a tutti. La nostra prova

Tutto molto facile, immediato, con il vantaggio di un grande risparmio di tempo e un supporto alla creatività. Lavorare sulle immagini digitali, con l’automazione di Adobe Firefly, è qualcosa mai vista prima. Ed è, per ora, gratis. Ma è anche una magia dal fiato corto. Dopo lo stupore che ci avvolge nei primi trenta minuti di utilizzo, appaiono ben presto i limiti di Firefly. A conferma della sua natura di beta.
Con Adobe Firefly (Beta, appunto) la sensazione è di trovarsi sull’orlo di una rivoluzione ancora incompiuta; ma, beninteso, molto promettente. E con diversi utilizzi possibili già adesso, per fotografi, designer, addetti al marketing. O semplicemente tutti noi alle prese con le slide di una presentazione.
Ricordiamo che Firefly usa l’intelligenza artificiale generativa per creare immagini su comando dell’utente. Può anche modificarle in automatico, sempre dietro un prompt (comando) testuale che possiamo scrivere in linguaggio naturale. Firefly integra molti strumenti. I primi due e, probabilmente, i più importanti sono “genera da testo” e “riempimento automatico”. Con il primo generiamo un’immagine in base a una nostra descrizione, un po’ come facciamo su Dall-E di OpenAI. La differenza chiave è che Adobe si basa su un database selezionato e ripulito da elementi che violino il copyright o discriminatori. Se scriviamo: “donne con cellulare” o “donne in spiaggia” quasi sempre usciranno donne africane. Chiamatelo, se volete, paradossi del politicamente corretto. Scordiamoci inoltre di poter creare così immagini fantasiose del Papa (o altre personalità famose), come visto su internet: Firefly usa solo foto che rispettano le norme.
Una cosa positiva, che notiamo subito, è il realismo di molte delle foto generate. Sì, ci sono ancora volti distorti e persone con sei dita per mano, spesso contorte come un arbusto. Ma adesso capita nella minoranza di casi. Possiamo anche chiedere immagini meno realistiche e più artistiche, disegni eccetera, e a volte il risultato è davvero suggestivo. Il realismo fotografico sembra tuttavia ancora non raggiunto appieno.
L’interfaccia è semplice e ha tante opzioni immediate; per cambiare le caratteristiche dell’immagine generata (da foto a disegno ad esempio) con un pulsante, ad esempio.
Anche in questo caso però dopo il primo effetto “wow” si notano i limiti: il controllo che abbiamo sulla generazione è ridotto; è difficile e a volte impossibile riuscire a generare ciò che abbiamo davvero in mente (e che indichiamo nel prompt). Del resto, Firefly segue i limiti del dataset con cui è addestrato. Dobbiamo fare molti tentativi. Un consiglio è indicare tutti gli stili che vogliamo e provare anche con l’opzione per mostrare risultati simili.
Il software alternativo Midjourney prevale per fotorealismo e ampiezza dei contenuti generabili e permette anche – a differenza di Firefly – di essere addestrato con dati degli utenti (un book fotografico ad esempio). Ma è certo molto meno user friendly e non è integrato con gli strumenti Adobe. E non ha filtri per contenuti inappropriati né sul copyright (le versioni fantasiosi del Papa sono state fatte appunto con Midjourney).
Il riempimento automatico permette di modificare un’immagine in pochissimo tempo. Una qualsiasi, quindi anche una generata dallo stesso Firefly. Così possiamo crearne una con l’IA e poi ritoccarla, anche profondamente, restando dentro lo stesso strumento. Molto comodo.
Con un clic selezioniamo lo sfondo, lo rimuoviamo, lo sostituiamo con qualcosa che descriviamo nel prompt; allo stesso modo possiamo aggiungere elementi, sostituire – dopo averlo selezionato – un qualsiasi oggetto della foto. Firefly riesce da solo a distinguere lo sfondo dal resto e isolare gli oggetti.
Una terza funzione, che potrebbe essere sottovalutata, è “effetti di testo”. Possiamo cambiare la grafica di un testo che scriviamo, con molta libertà. Vogliamo fare un bigliettino di auguri a un amico amante dei cani? Ecco la parola “auguri” addobbata con immagini dei cari quadrupedi. E, sì, possiamo anche indicare la specifica razza del suo cane.
Uno dei punti di forza di Adobe Firefly (Beta) è che fa risparmiare tempo ai designer e ai professionisti della creatività. L’automazione di compiti ripetitivi permette ai designer di concentrare le proprie energie su attività più complesse e creative.
Oltre al risparmio di tempo, il vantaggio è uno stimolo alla creatività, grazie alle molteplici opzioni di design. Pur con i limiti di database già indicati. Abbiamo così una certa gamma di idee tra cui scegliere e possiamo esplorare nuove direzioni creative, a cui magari non avremmo pensato.
Il limite principale è che Firefly è al momento, ancora, uno strumento grossolano. Non ci permette di affinare ogni aspetto del design, come il layout, la scelta dei colori o la tipografia. Può essere un limite per i designer che desiderano un controllo più preciso sulle proprie creazioni.
Un altro aspetto da considerare è la possibile presenza di problemi di compatibilità. Alcuni professionisti riportano incompatibilità con altri software e strumenti utilizzati dai designer.
Ma siamo, come detto, agli inizi. Al punto che ora Firefly, in beta, gratis, non è usabile per scopi commerciali. Il prodotto crescerà presto, per qualità, possibilità e funzioni. E probabilmente richiederà un abbonamento Adobe Creative. Un limite resterà a lungo, però: la necessità di una connessione internet. L’IA utilizzata richiede potenze di calcolo troppo grandi per i normali computer. Peccato per quei creativi che amano lavorare isolati in spiagge remote e selvagge. Saranno costretti, ancora per chissà quanto, a usare strumenti tutti manuali.

Fonte: Il Sole 24 Ore